Comunicazione social: Agcom chiede interventi al governo

Pubblicato il 30 Ottobre 2018 alle 17:24 Autore: Camilla Ferrandi
comunicazione social

Comunicazione social: Agcom chiede interventi al governo

Agcom chiede interventi legislativi nazionali e sovranazionali per disciplinare la partecipazione politica online. “Nel mondo iperconnesso della comunicazione 4.0 … anche il discorso politico è soggetto ad un epocale cambiamento, contraendosi in cinguettii di 140 caratteri o nei post di Facebook” interviene Antonio Martusciello, Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, al dibattito Agcom ed Eurovision su comunicazione politica e piattaforme online. “La conseguenza – continua – da un lato è il diffondersi della democrazia partecipativa, dall’altro la creazione di una sorta di campagna elettorale permanente, talvolta frutto di tecniche manipolative e propagandistiche come avvenuto nei recenti appuntamenti elettorali”.

Comunicazione social: Agcom chiede interventi al governo

Gli interventi, dunque, devono riguardare tutti i fruitori di internet. Non solo i potenziali elettori, ma anche i politici stessi. Questo perché “internet è risultato il secondo mezzo dopo la tv per formare le scelte politico-elettorali. E’ privilegiato da ben il 34% degli aventi diritto al voto” ricorda Martusciello. È perciò necessario che le fonti di informazioni siano certe e non manipolative. Ma il Commissario pone l’accento anche su un altro problema, ovvero che non tutti i cittadini utilizzano internet. Per evitare una loro possibile esclusione, è importante mantenere un’imparziale e completa informazione da diffondere anche attraverso altri media, per esempio tv, radio e giornali cartacei.

Infine, Martusciello parla di “Platform Capitalism”. Questo si fonda essenzialmente sull’estrazione, l’aggregazione e l’analisi dei dati forniti dagli utenti per “indirizzarli” verso un determinato prodotto. Tale indirizzamento si basa su determinati atteggiamenti che l’utente manifesta, come click, pagine visitate ecc. che vengono registrati come preferenze. Visto che il prodotto di cui sopra può essere anche politico, il Commissario sottolinea la necessità di un intervento al fine di evitare di “dar forma alla ‘democrazia dei creduloni’”.

E conclude: “In assenza di quella che potremmo definire una telematica trasparente, l’uso ambiguo delle tecnologie può produrre forme di partecipazione molto fragili … e problema non è il mezzo in sé – ovvero internet – ma il modo con cui viene utilizzato, che può renderlo sia utile che dannoso”.

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L'autore: Camilla Ferrandi

Nata nel 1989 a Grosseto. Laureata magistrale in Scienze della Politica e dei Processi Decisionali presso la Cesare Alfieri di Firenze e con un Master in Istituzioni Parlamentari per consulenti d'assemblea conseguito a La Sapienza. Appassionata di politica interna, collaboro con Termometro Politico dal 2016.
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