Riforma “Università e Ricerca”: quando la politica italiana si dimostra poco coraggiosa

Pubblicato il 28 Settembre 2009 alle 13:15 Autore: Redazione

2) Le raccomandazioni sono un cancro delle Università Italiane. In Italia, le Università sono spesso luoghi dove il posto fisso ottenuto per raccomandazioni esterne od interne, dove i cosiddetti BARONI che non producono da decenni, dove gli studenti vengono trattati più come un peso che come una risorsa, sono la regola quotidiana.

Alzi la mano chi di voi non conosce almeno un figlio di docente che insegna nella stessa Facoltà, magari nello stesso Dipartimento; chi non ha mai visto un bando di ricerca assegnato al figlio del nipote del cognato del rettore di turno.

Alzi la mano chi non ha visto sprecare le già poche risorse finanziarie per inutili convegni o strumentazioni carenti e vecchie.

Alzi la mano chi di voi non ha visto studenti superare esami difficili solo perché figli del nipote del cognato del docente di turno. Spiegatemi ora che differenza c’è se sei di destra o di sinistra: questi problemi sono universali, assoluti.

Destra e Sinistra non c’entrano nulla: siamo tutti sulla stessa barca. Che affonda vertiginosamente. Prima lo capiamo, tutti, prima risolviamo il problema.

3) La politica italiana considera la ricerca universitaria inutile. Non badate solo ai programmi elettorali, laddove si possono scrivere tutte le promesse possibili ed immaginabili. Guardate i fatti, solo quelli contano, almeno per me. Quanto viene pagato un assegnista, quanto viene pagato un ricercatore precario, quanto viene pagato un dottorando? Un assegno di ricerca va da un minimo di 16000€ ad un massimo di 19000€ l’anno.  Pensate che questi stipendi siano in linea con gli stipendi degli altri paesi occidentali? A questo punto, tanto varrebbe andare a lavorare in un ufficio o in fabbrica, senza dedicare 15 anni della propria vita a studiare.  Cosa ha fatto la politica italiana, che sia di centrodestra o centrosinistra poco cambia? La risposta è tristemente univoca: NULLA. I politici italiani, almeno la grandissima parte, ritiene che lo sviluppo di un paese, la tecnologia, le nuove frontiere della scienza e della medicina, dell’ingegneria e dell’economia siano regali di Natale, che giungono da sè, senza investire, senza impegnarsi. Lo sviluppo tecnologico ha un prezzo, solo gli stolti possono pensare che sia gratuito. Già Mussolini considerò l’invenzione del radar da parte di Marconi inutile, ed infatti si trovò a perdere la battaglia in Grecia. Marconi fece fortuna col radar oltre oceano. Come vedete, è un problema storico di noi italiani, non solo di questa particolare classe politica.

Ignazio Marino ieri pomeriggio raccontò di un fatto che ha del clamoroso: all’ultimo bando di concorso per finanziare le migliori proposte di ricerca in Italia (1700 domande, una trentina i vincitori), la prima classificata fu una ricercatrice di 33 anni, abruzzese, che  propose un’innovativa ricerca sulle malattie degenerative. Riceverà ora i fondi statali per continuare in questo fondamentale studio. Dove sta il paradosso? Il suo professore universitario l’anno prima le disse di NON presentare il progetto perché INUTILE. Questo è lo stato in cui ci troviamo.

Una delle più comuni critiche che riceviamo noi ricercatori è:

solo perché avete studiato più di un operaio pensate che dobbiate guadagnare di più. Il mondo del lavoro richiede tanta pratica e quella non la impari solo sui libri. Dovete fare la gavetta come tutti quanti. Siete presuntuosi nelle vostre richieste.

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L'autore: Redazione

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