L’analisi costi benefici Tav Torino Lione è una supercazzola della politica

Pubblicato il 9 Marzo 2019 alle 12:46 Autore: Nicolò Zuliani

Perché l’analisi costi benefici della Tav viene usata dalla politica italiana in base alla convenienza del momento. Le ragioni

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L’analisi costi benefici Tav Torino Lione è una supercazzola della politica

La costruzione della ferrovia con tratta Torino-Lione ha da molto tempo perso qualsiasi significato logico o razionale. Del progetto, nato nel 1991 con il governo Amato, erano grandi fan Prodi e Berlusconi, assieme ad altri 16 governi di sinistra, centro e destra. Ha il respiro del Grande Romanzo Italiano, la TAV. Ormai negli anni ha assunto un’aura mistica tanto che alcuni ci pregano davanti, altri ci hanno scoperto la loro sessualità, istruttrici di nuoto ci hanno limonato poliziotti e hanno poi balbettato in radio “appesi a testa in giù perché per il dritto morirebbero”. Anziane di 71 anni ne hanno fatto un appuntamento fisso, altre sono state sbadatamente arrotate. Alcuni ci si sono innamorati tra un attentato e l’altro con un finale tragico alla Romeo e Giulietta.

In questi 25 anni, scanditi da sistematiche valanghe di botte ricordiamo gli hackers, l’immancabile piromania, poi gente che sale sui tralicci, si ustiona, e ci ritorna chiedendo applausi. Quelli che “la TAV è un complotto giudaico massonico per distruggere un importantissimo chakra terrestre”. E poi polenta e salsiccia, anarchici che comprano spot nei giornali della diocesi e il vescovo li cazzia, gente che si trova in comune per insultarsi e alla domanda “ci sono già 20km di tunnel scavati, che ci facciamo?”Rispondono “che cazzo di domande, ci possono coltivare funghi” oppure ancora «Si vuole solo garantire che i signoroni che comandano il mondo tra vent’anni possano viaggiare ad alta velocità». La TAV è ormai diventata una saga fantasy, tanto che periodicamente bisogna fare video per ricordare che sì, esiste davvero.

Analisi costi benefici Tav, chi è Marco Ponti

La trama del nuovo capitolo vede l’ingegnere Marco Ponti (già “cacciato da due società per le sue idee” e orgogliosamente “incapace di distinguere un cantiere da una portaerei”) cimentarsi in un’analisi costi/benefici. Ovvero gli si chiede di immaginare un numero imprecisato di persone utilizzare un treno che non esiste per andare in Francia a fare non si sa cosa pagando un biglietto di non si sa quanto e calcolare se in un lasso di tempo ignoto gli introiti saranno superiori ai 5 miliardi necessari a realizzarla. Già così è pura epica. Il problema è spesso l’offerta crea il mercato; come diceva Steve Jobs, la gente non sa cosa vuole finché non glielo mostri. È stato il caso del passante della tangenziale di Mestre (o di qualsiasi modifica importante della viabilità) a cui il popolo italiano si oppone, fa proclami, grandi indignazioni e poi finisce per usarlo.

Certo, se 25 anni fa le menti dietro la TAV avessero detto “hey, invece di sfollare la gente coi bulldozer facciamo un tavolo di dialogo come i francesi” magari oggi le cose sarebbero diverse. Ora che ci penso è proprio quello che è successo: il tragitto è una sottotrama già rinegoziata negli anni in tutte le salse con colpi di scena, complotti, pentiti.

L’analisi costi benefici è una supercazzola

E non si è arrivati a nulla. L’analisi costi benefici della TAV è una supercazzola della classe politica per procrastinare la decisione se bloccarla (e pagare) o farla proseguire (e perdere un bacino elettorale). Invece di 80 pagine di analisi, tanto valeva che il buon Ponti scrivesse righe e righe di Il mattino ha l’oro in bocca. E infatti, appena uscita l’analisi, mezzo paese (quella che crede allo sbarco sulla luna) l’ha irrisa chiedendo la riapertura dei manicomi, l’altra metà si è messa a venerarla come fosse la stele di Rosetta e chi dubita del verbo è la feccia della terra. Nel frattempo, Ponti manda la gente a farsi fottere dicendo che non capiscono un cazzo e li invita a rivolgersi “alla banca mondiale”. È un altro episodio del grande fantasy italiano: Cantieri fantastici e dove trovarli.

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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