Elezioni presidenziali austriache: un voto pieno di incognite
La principale contendente di Fischer infatti sarà per la prima volta una donna: si tratta di Barbara Rosenkranz del Fpoe. La candidata dell’ultradestra proverà a sfruttare il vuoto politico causato dall’assenza di un candidato popolare e molti istituti demoscopici gli attribuiscono quasi un quarto dei consensi popolari. La Rosenkranz nonostante tutto non rinuncia alle proprie idee per “realpolitik” o per intercettare il voto moderato (i popolari probabilmente daranno indicazione di voto per Fischer) e ha già proposto l’abolizione della legge che stabilisce il reato di apologia del nazionalsocialismo.
In Europa si guarda da qualche anno con molta attenzione a ciò che accade in Austria: l’instabilità governativa, i limiti alla governabilità causati dal sistema elettorale proporzionale e la sfiducia per la classe politica parevano essere paradigmi pronti a propagarsi in tutto il continente (ricordiamo che in Olanda e in Germania si è da poco usciti da una Grande Coalizione, e una situazione di questo tipo permane in Lussemburgo). La Germania con Angela Merkel ha avuto la forza di uscire dal pantano delle Grandi Coalizioni mentre gli olandesi andranno a breve al voto con incognite analoghe al quelle viennesi (basti pensare al Partito della Libertà dello xenofobo di Geert Wilders).
Sta dunque all’Austria dare una lezione di democrazia e cercare di uscire dalle secche dell’ingovernabilità e del rischio estremista rappresentato dai partiti ultra-nazionalisti. Il Cancelliere Faymann sta facendo di tutto per emergere, connotare la sua politica e far recuperare voti al suo partito.
Se questi sforzi avranno successo forse a in Europa si guarderà con meno timore al laboratorio austriaco. E ci si potrà concentrare pienamente sui rischi di tipo economico che vedono come triste protagonista un altro paese capace di stabilire i “paradigmi” delle democrazie: la Grecia.