Lavorare senza stipendio: cos’è l’astensione dal lavoro non pagato

Pubblicato il 3 Settembre 2019 alle 17:35 Autore: Claudio Garau

Lavorare senza stipendio: che cosa dice la legge circa l’astensione dal lavoro in caso di mancato versamento dello stipendio e quali tutele ha il lavoratore

Lavorare senza stipendio cos'è l'astensione dal lavoro non pagato
Lavorare senza stipendio: cos’è l’astensione dal lavoro non pagato

Purtroppo non sono infrequenti i casi in cui un datore di lavoro non retribuisce secondo le dovute tempistiche uno o più dipendenti della sua azienda. Tante possono essere le cause, per esempio dei ritardi dei pagamenti verso l’azienda stessa e che, a loro volta, bloccano l’erogazione degli stipendi mensili. Vediamo allora cosa dice la legge in queste circostanze e che cos’è l’astensione dal lavoro non pagato.

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Lavorare senza stipendio: il rilievo pratico della questione

D’altra parte, è una situazione assai spiacevole per il lavoratore, che deve fare i conti con un’azienda i cui conti e la cui liquidità risultano congelate, magari per molti mesi. Ci sono spese urgenti da fronteggiare, come le varie bollette, le tasse, l’eventuale rata dell’affitto ecc. Pertanto in molti giustamente si domanderanno se, nelle circostanze in cui l’azienda non paga lo stipendio, è legalmente possibile non andare al lavoro e quindi astenersi, restando a casa o facendo altre attività, fino allo sblocco della situazione. Sul punto, ha avuto modo di pronunciarsi la giurisprudenza più volte, dato l’evidente rilievo pratico della questione del lavorare senza stipendio.

L’art. 1460 del Codice Civile (che reca il titolo “Eccezione d’inadempimento“), in effetti, dà la possibilità, al soggetto che ha sottoscritto un contratto di durata, di effettuare la sospensione della prestazione concordata, laddove l’altra parte non adempie la propria. Questa norma generale non ha applicazione ad ogni possibile contratto di lavoro, in quanto il legislatore ha inteso tutelare l’esigenza della produzione aziendale, contro eventuali reclami e proteste – più o meno fondate – dei lavoratori. Insomma, la legge non consente che, per ogni inadempimento dell’azienda, il lavoratore possa decidere per l’astensione. Pertanto, si tratta di fare un bilanciamento tra la gravità del comportamento del datore di lavoro e la rilevanza della prestazione professionale del dipendente, e questo bilanciamento spetta ovviamente al giudice, che terrà conto di tutte le circostanze del caso concreto.

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Astensione dal lavoro senza stipendio: quando?

La Cassazione ha sancito un principio di diritto, in una delle sue innumerevoli sentenze, per il quale il lavoratore può decidere legittimamente di astenersi dallo svolgere la propria prestazione lavorativa, esclusivamente nei limiti della proporzione all’illegittima condotta del datore di lavoro e della conformità al canone di buona fede. In altre parole, il giudice del caso concreto dovrà valutare la proporzione tra le due prestazioni, tenendo conto del “peso specifico” di ciascuna.

Inoltre, secondo consolidata giurisprudenza, laddove il lavoratore non riceva la retribuzione, può valutare le dimissioni per giusta causa e senza obbligo di preavviso. Per questa via, potrà così ottenere così lo stato di disoccupazione e l’indennità di disoccupazione Naspi, sussistendone i requisiti. È necessario però che il comportamento inadempiente, da parte dell’azienda, sia grave e reiterato nel tempo. I giudici hanno determinato di quale gravità deve essere l’inadempimento del datore di lavoro, affinché il lavoratore sia autorizzato a presentare le dimissioni per giusta causa: esso deve essere un ritardo pari ad almeno 3 mensilità di stipendio.

In conclusione, per l’azienda non pagare il lavoratore reiteratamente e lavorare senza stipendio, può essere davvero rischioso: il dipendente infatti può decidere di rivolgersi ad un avvocato, dar luogo ad una diffida, utilizzare lo strumento della conciliazione presso la Direzione del Lavoro o l’iter giudiziario che sfocia nell’emissione di un decreto ingiuntivo.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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