Intervista a Francesco Toscano, cofondatore di Vox Italia con Diego Fusaro

Pubblicato il 17 Settembre 2019 alle 17:07 Autore: Alessandro Faggiano

Intervista a Francesco Toscano, cofondatore di Vox Italia con Diego Fusaro. Si parla della genesi del movimento, del manifesto e dei prossimi passi.

Intervista a Francesco Toscano, cofondatore di Vox Italia con Diego Fusaro
Intervista a Francesco Toscano, cofondatore di Vox Italia con Diego Fusaro

Mentre il Partito Democratico si prepara per l’ennesima scissione (dopo Possibile, Sinistra Italiana ed MDP, è arrivato anche il turno dell’ala renziana), viene formalizzata la nascita di un nuovo movimento politico guidato dal filosofo Diego Fusaro e dallo scrittore Francesco Toscano. Fusaro è ben noto al grande pubblico italiano per le sue innumerevoli apparizioni televisive: da Coffee Break a Stasera Italia, Fusaro è passato per una lunga serie di programmi di approfondimento politico attraverso i principali palinsesti televisivi. Quasi in concomitanza con la crisi del governo gialloverde (che il noto filosofo definì come un laboratorio populista), sono partite le pratiche per creare il nuovo movimento politico Vox Italia. Il 14 settembre si è celebrata l’assemblea costituente.

Intervistiamo Il cofondatore e Presidente di questo nuovo movimento, l’avvocato e scrittore Francesco Toscano. Uno dei suoi libri più discussi è “Dittatura finanziaria: il piano segreto delle élite dietro la crisi economica per conquistare il potere.”

Intervista a Francesco Toscano, cofondatore di Vox Italia

Francesco, in primis, vorrei chiederti cosa vi ha spinto a creare questo nuovo movimento politico?

La convinzione che oggi, alla fine dell’esperienza del governo gialloverde (una fine ingloriosa) esiste una larghissima fetta di popolazione italiana che è rimasta senza rappresentanza. Il Movimento 5 Stelle da forza anti-sistema è diventato garante e perno dell’establishment. Pertanto questo movimento politico, Vox Italia, andava formato in maniera rapida e seria per colmare questo vuoto politico. Siamo un partito ideologico e siamo certi di poter rispondere a un’esigenza di rappresentanza di una gran parte di popolazione.

Per quanto riguarda la Lega invece? Può essere definita, secondo voi, antiestablishment?

La Lega in realtà è un “ottimo malinteso”. È un partito che ha una classe dirigente storica a trazione nordista. Si pensi a Maroni, a Calderoli, che hanno un gran potere decisionale. Sono uomini che hanno dato un’impronta più aderente alla “prima” Lega, quella più liberista ma che ben viene mascherata dalla verve comunicativa di Salvini. Alla fine gli uomini più mediatici come Bagnai, Borghi, lo stesso Rinaldi, nascondono quella natura legata all’establishment grazie ad un volto populista. Ma in definitiva la Lega è un partito liberista ed è evidente, in quanto Salvini ha preso come esempio Margaret Thatcher. Le ragioni del proletariato e le istanze degli esclusi non possono essere rappresentate da una persona e da un partito politico che prende la Thatcher come punto di riferimento.

Francesco, Tornando per un attimo alla genesi del movimento: da dove nasce l’idea dello stesso nome, Vox Italia? Avete tratto ispirazione dal partito spagnolo Vox, ultimamente molto discusso e spesso al centro del dibattito nel Paese iberico?

Assolutamente no, non c’entriamo nulla. È solo un caso di omonimia. Abbiamo scelto questo termine perché, secondo noi, rappresenta meglio più di ogni altro questa volontà di dare voce a chi non ce l’ha. Poi è un termine latino, e non mi sembra che gli spagnoli abbiano un diritto di uso esclusivo, ecco: non l’hanno coniato loro.

Passiamo a un tema cardine, che sembra essere assolutamente centrale, stando al vostro manifesto: l’Unione Europea. Per voi, si può riformare questa UE? E se sì, come?

Noi crediamo che il tempo per riformare l’Unione Europea sia abbondantemente scaduta, già nel 2015 quando i greci decisero di votare contro ulteriori manovre politiche di austerità. L’Europa, con Mario Draghi in testa, annullò per decreto imperiale quelle decisioni che il popolo greco aveva democraticamente espresso. Quindi fino a quel momento c’era una possibilità di riforma, ma poi è venuta fuori la vera natura dittatoriale di questa Unione Europea.

Quindi voi proporreste un’uscita dall’UE?

Io la leggerei in termini diversi. È vero ciò che abbiamo detto: che abbiamo visto che si tratta di un’occupazione dissimulata, che ricorda molto le dittature novecentesche, per il non rispetto della libertà di scelta dei popoli liberi e per non rispettare il principio di autodeterminazione. Noi dobbiamo liberarci di questa dittatura ma, sul come, bisogna vedere strada facendo. Non si può parlare in termini neutri di questioni che attengono alla libertà della gente, alla democrazia. Se siamo occupati da una struttura oligarchica finanziaria autoreferenziale, violenta e dissimulata, non ha senso discutere. Siamo occupati da una struttura violenta e dobbiamo tornare prima ad essere liberi, e poi se ne può parlare.

Allora quali sarebbero le prime mosse concrete che porreste in atto, in ambito politico ed economico?

Sicuramente se avessimo la responsabilità di guidare questo paese, dopo un quarto d’ora diremmo alla sovrastruttura continentale che oggi impone una supervisione sulle nostre leggi, che o si cambia montando una struttura realmente democratica (con una elezione dal basso di tutti gli organismi decidenti) o altrimenti ognuno per la strada sua. Noi diremmo a coloro che sono così europeisti e che non hanno nemmeno voluto separare gli eurobond… A questi europeisti che colpiscono i greci con la scusa del debito pubblico – così come gli altri Paesi del Mediterraneo – attraverso politiche che non fanno altro che fomentare il problema. Questo non è europeismo. Si parla tanto di solidarietà europea ma poi viene puntualmente rinnegata. Con l’euro, la Germania è riuscita a fare quello che Hitler non riuscì a fare con i carri armati.

Quindi nel concreto, Francesco, credi che realmente possa avvenire una democratizzazione degli organi decisionali comunitari?

Ma io non credo proprio, perché i tedeschi non hanno mai voluto per davvero mettere nulla in condivisione, all’interno delle strutture collettive. Loro tengono in mano, con pugno di ferro, le redini dell’Unione Europea. Inseriscono anche personalità di altre nazionalità all’interno di posti di responsabilità, ma questi rispondono in ultima istanza all’oligarchia tedesca. È un giochino che finora ha funzionato ma che è ormai evidente.

Rimanendo nell’ambito comunitario, c’è qualche partito o movimento a cui vi siete ispirati o con il quale avete già intavolato una discussione?

Noi siamo pronti a parlare con tutti quei partiti o movimenti che sono arrivate alle nostre conclusioni: a quelli che non credono più alla destra dei mercati e alla sinistra del costume, in quanto si tratta di un monolitico sistema di potere, che è quello dell’oligarchia finanziaria. Noi siamo pronti a parlare con chi vuole difendere la supremazia della Costituzione del ’48: a chi vuole riscoprire il primato della politica sull’economia; a chi non vuole più burocrati che decidano per tutti senza ricevere una legittimazione dal basso. Poi le etichette di destra e sinistra ci interessano poco, servono a costruire un controllo perenne. Noi invece andiamo alla sostanza a prescindere, come detto, dalle etichette.

In effetti Fusaro ha parlato spesso della necessità di perseguire idee di sinistra, riprendendo i valori di destra

Sì, questa è una maniera interessante per semplificarla. Perché da un lato riprendiamo i valori della tradizione conservatrice, come quello della famiglia. Dall’altro però possiamo dire senza timore che crediamo nelle grandi conquiste delle lotte socialiste del novecento, come la tutela dei lavoratori, il lavoro garantito, la supremazia dell’uomo rispetto alle cose.

In breve: quali saranno i prossimi passi di Vox Italia?

Dopo l’assemblea costituente (celebrata il 14 settembre) tutti coloro che vorranno diventare protagonisti potranno farlo. Creeremo un partito solido, con una scuola di formazione, con quadri dirigenti che verranno selezionati per merito. Poi ovviamente ci presenteremo in tutte le campagne elettorali (locali, regionali, nazionali), ovvero lì dove avremo la forza per presentarci.

Come riassumeresti in una frase questa nuova esperienza di Vox Italia?

Che “siamo il primo partito ideologico dell’era post-ideologica.”

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L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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