Le Primarie del PD e il “bendaggio statistico”
[ad]Siamo ben lontani, dunque, da un effettivo esercizio di democrazia. Se, infatti, è vero che le Primarie del 25 ottobre saranno le prime senza un candidato già “virtualmente” scelto (nel 2005 Prodi il 74,1% dei voti espressi, mentre nel 2007 Veltroni intercettò il 75, 8% delle preferenze), è altrettanto vero che in democrazia i candidati vengono valutati e scelti in base alle proprie differenze programmatiche. Differenze che diventano ancora più importanti in una situazione, come mostrano i dati, di assoluta incertezza.
Tuttavia, questo non sta accadendo per quanto riguarda le Primarie del PD.
Se da un lato è fisiologico che i programmi costituiscano un insieme di enunciazioni di principio piuttosto generali, dall’altro tale generalità non può e non deve andare a discapito della comprensione dell’originalità del candidato rispetto agli avversari. Frasi come: “Restituire dignità e valore al lavoro, valorizzando meriti e talenti e realizzando politiche di piena e buona occupazione, che superino le differenze tra nord e sud e di genere” (mozione Marini), “Abbiamo bisogno di riforme che correggano le gravi distorsioni nella distribuzione del reddito e del mercato del lavoro” (mozione Franceschini) oppure “Ma la vera novità deve essere un Piano Europeo per il lavoro, per rilanciare la crescita economica e lo sviluppo sostenibile” (mozione Bersani) non solo sono talmente generiche da risultare vuote, ma soprattutto non consentono all’elettore una scelta tra i candidati che sia fondata su differenze programmatiche.
Alla luce di tutto questo, perché non dotare il sito del PD di una pagina che metta a confronto le concrete proposte dei tre candidati in maniera sintetica ed efficace (e quando dietro alle parole ci sono le idee ciò è sempre possibile), che ne evidenzi le differenze e che, in tale modo, aiuti ad orientare l’elettore nella scelta del suo candidato? Ho avanzato questa elementare proposta quasi un mese fa su ilNichilista [7], ma senza esito.
Sorge dunque il sospetto che la Dirigenza del PD preferisca utilizzare la statistica come una benda con cui coprire gli occhi all’elettorato e all’opinione pubblica, così da sviarla dai reali problemi che affliggono l’idea stessa di “Partito Democratico”.
Se, invece di commissionare sondaggi, Franceschini e Bersani si concentrassero sulle specificità delle proprie mozioni, infatti, sarebbero costretti a vedere (e a far vedere) non soltanto i numeri, ma anche le ragioni della delusione che li circonda.
Meglio il bendaggio statistico.
di FABIO CHIUSI
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Note:
[1]http://www.sondaggipoliticoelettorali.it/asp/visualizza_sondaggio.asp?idsondaggio=3527
[3]http://www.sondaggipoliticoelettorali.it/asp/visualizza_sondaggio.asp?idsondaggio=3530
[4]http://www.sondaggipoliticoelettorali.it/asp/visualizza_sondaggio.asp?idsondaggio=3506