Elezioni Regno Unito, come è andata le volte precedenti, le mappe

Pubblicato il 6 Dicembre 2019 alle 12:40 Autore: Gianni Balduzzi

Elezioni Regno Unito, come è andata nelle precedenti tre consultazioni, dal 2010. Come è cambiata la geografia elettorale britannica

elezioni Inghilterra
Elezioni Regno Unito, come è andata le volte precedenti, le mappe

Il 12 dicembre i sudditi di Sua Maestà si recheranno alle urne per la terza volta in 4 anni e mezzo.

A differenza che in Spagna qui la ragione non è la difficoltà nel formare una maggioranza, bensì i dolori della Brexit, i contrasti nella maggioranza conservatrice sul modo di portarla avanti e su come trattare con Bruxelles per evitare una hard Brexit.

Nonostante tutto i Tories di Johnson sono favoriti, riuscendo a coagulare anche i voti dei brexiters più intransigenti, mentre i remainer sono divisi tra Labour e Libdem.

Ma vediamo come sono andate le ultime 3 elezioni, quelle del 2010, 2015, 2017, dopo l’era Blair e laburista. Con mappe che illustrino nel modo giusto i rapporti di forza.

Nel Regno Unito, lo sappiamo, è in funzione l’uninominale secco.

Nel 2010 i Tories ebbero la maggioranza di seggi, solo relativa però, non assoluta, 306 scranni con il 36,1%. La mappa classica sembra indicare una vittoria più netta. I collegi uninominali laburisti, in realtà 257, sembrano pochi, il rosso sembra quasi equivalente al giallo dei libdem, che in realtà arrivarono primi solo in 57 collegi, ma è un effetto ottico dovuto al fatto che da sempre i laburisti vincono in collegi urbani, quindi piccoli, mentre i conservatori e in parte anche i liberaldemocratici, prevalgono in quelli rurali. Infatti la mappa fatta per esagoni uguali rendono meglio le proporzioni. Così come la mappa proporzionata per il numero di abitanti.

Si nota la grande importanza di Londra e delle aree ex minerarie del centro-Nord dove si concentra il voto laburista, mentre le aree scozzesi che avevano votato libdem e SNP (gli indipendentiti scoszesi) vengono molto ridimensionate.

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Elezioni Regno Unito, nel tempo Scozia meno ostile ai Tories, i laburisti e i libdem sempre più a Sud

Nel 2015 a sorpresa i conservatori hanno guadagnato la maggioranza assoluta, anche se crescendo poco e andando al 36,9%, ma conquistando 318 seggi. I laburisti a dispetto di un incremento percentuale maggiore, che li ha portati al 30,4%, hanno perso seggi e sono scivolati a 232. La ragione è stato il trionfo del SNP, che ha conquistato quasi tutti i collegi scozzesi. Al contrario i Tories fanno strage dei seggi libdem, che crollano a 8.

Il risultato è uno spostamento geografico del consenso laburista a Sud, infatti i seggi persi a favore del SNP vengono in parte compensati da quelli guadagnati a Londra, a spese dei conservatori, ma anche nelle Midlands.

Al contrario nel Nord l’exploit dell’UKIP, che ha ricevuto molti voti proprio nelle roccaforti di sinistra, ha impedito ai laburisti di avanzare come avrebbe desiderato.

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Fonte: http://www.viewsoftheworld.net/

Nel 2017 la tendenza è proseguita. I conservatori sono saliti al 42,4%, un valore record, che però non ha regalato una maggioranza, visto che l’avanzata laburista, che è arrivata al 40%, ha sottratto dei seggi, facendo scivolare i Tories a 317.

Tories che però hanno strappato molti collegi al SNP in Scozia, ponendosi come vera opposizione unionista e scalzando quindi i laburisti in questo ruolo.

Laburisti che si sono rifatti più a Sud. A Londra i conservatori sono arretrati, in controtendenza rispetto al resto del Paese, mentre i laburisti sono cresciuti di più del 10%, come succede nel Sudest e nel Sudovest.

I conservatori invece sono avanzati maggiormente nello Yorkshire, nelle East Midland e nell’Est, ovvero le zone più rurali e soprattutto favore della Brexit.

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Fonte: http://www.viewsoftheworld.net/

Anche nel Regno Unito si conferma un trend mondiale. Le forze di sinistra o liberal crescono nelle città, dove sono di più i giovani e i legami con il resto del mondo, nonché nelle aree più ricche, mentre quelle conservatrici vanno sempre meglio in provincia e laddove prevale la difesa dell’identità nazionale, e si tratta spesso delle regioni più povere, come è il caso del Nord dell’Inghilterra, la più brexiter, o della parte di Scozia che si oppone alla secessione.

Sarà questo trend confermato anche nelle elezioni di giovedì prossimo?

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L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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