Formazione dei pianeti: il tassello mancante. I dettagli della scoperta

Pubblicato il 25 Dicembre 2019 alle 19:20 Autore: Ennio Tranzillo

Formazione dei pianeti: il tassello mancante. La scoperta che ha permesso agli astronomi di avere un quadro complessivo sulla formazione planetaria.

Formazione dei pianeti il tassello mancante. I dettagli della scoperta
Formazione dei pianeti: il tassello mancante. I dettagli della scoperta

Com’è ormai noto, i pianeti hanno origine grazie alle polveri dello spazio interstellare. Tuttavia, seppure le prime e le ultime fasi della loro creazione fossero ben chiare alla comunità scientifica, era ancora rimasto da chiarire il passaggio intermedio di questo lungo processo di genesi planetaria. Uno studio pubblicato gli scorsi giorni sulla rivista Nature Physics ha gettato una luce del tutto nuova su questo fondamentale tassello riguardante la formazione dei Pianeti.

Secondo gli autori della ricerca dell’Università di Duisburg-Essen in Germania, è stata l’elettricità statica a giocare un ruolo fondamentale in questa scoperta, la quale è stata necessaria nel far incontrare e mantenere unite le “briciole” iniziali dei corpi celesti.

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Un quadro complessivo molto più chiaro sulla formazione dei pianeti

In origine, all’interno delle polveri dello spazio interstellare, piccoli granelli nell’ordine dei micrometri (ovvero millesimi di millimetri) iniziano a collidere l’uno contro l’altro mentre orbitano nel disco protoplanetario. Questo processo fisico è detto “adesione” ed è lo stesso che causa la formazione dei “gatti di polvere” e dei capelli sui pavimenti delle nostre case. Nel momento in cui il nucleo planetario raggiunge dimensioni dell’ordine dei millimetri, le polveri crescono sempre di più, ma, anziché attaccarsi ulteriormente ai loro simili, iniziano a rimbalzare tra di loro. Per far sì che da questo caotico vortice di polveri si generi un pianeta è quindi necessario che questi frammenti superino l’ostacolo che li fa rimbalzare l’uno sull’altro iniziando a unirsi in particelle più grandi capaci di esercitare sulle altre adiacenti un’attrazione gravitazionale.

I ricercatori, determinati a comprendere come fosse possibile superare questo ostacolo, hanno portato a termine un esperimento riproducendo le condizioni a cui queste polveri sono sottoposte in ambienti micro-gravitazionali. All’interno della Drop Tower di Brema, una struttura alta 120 metri nel cui interno si conducono esperimenti in condizione di vuoto d’aria, i ricercatori hanno catapultato un contenitore riempito di perline di vetro, ognuna spessa 0,4 mm, strofinandole in modo da generare il fenomeno dell’elettricità statica; le hanno dunque osservate nel momento della caduta filmandone le interazioni tra “particelle” con una telecamera ad alta velocità.

Grazie al fenomeno dell’elettricità statica le perline hanno sviluppato in modo spontaneo forti cariche elettriche permettendo la formazione di grandi aggregati di dimensioni pari all’ordine dei centimetri. L’ipotesi che ne è seguita è dunque che l’elettricità statica permette a queste polveri di formare aggregati sempre più grandi fino alla formazione di pianeti di maggiori dimensioni con l’aiuto dell’attrazione gravitazionale.

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