Afghanistan papers, capitolo 3 – “So many people behave so stupidly”

Pubblicato il 31 Dicembre 2019 alle 11:55
Aggiornato il: 3 Gennaio 2020 alle 18:33
Autore: Nicolò Zuliani
Afghanistan papers, capitolo 3 – “So many people behave so stupidly”



L’idea è quella di creare un governo stabile, cosa ovviamente idiota perché l’Afghanistan non ha mai avuto un governo stabile. È proprio un altro popolo con stili di vita opposti ai nostri, più o meno come se qui arrivasse il mullah Omar e decidesse di proibire la carne e di coprire le donne. Per farlo ti serve almeno un secolo di lavoro, lì i vertici esigono venga fatto in un anno.

Come realizzare questa fantasia?

Bè, la prima cosa che fai per modificare le abitudini di un popolo antico è l’alimentazione: per aumentare l’introito proteico, gli americani provano a far mangiare ai pastori afghani soia e tofu. Loro ne sono orripilati, ma gli americani continuano a farlo, perché trattasi di un “risky but honorable endeavor”.

Sebbene esperti e analisti continuino a scrivere al DoD (Department of Defense) spiegando che lì le cose sono diverse e che serve lavorare su sanità, alimentazione, istruzione attenendosi e rispettando la cultura locale, i vertici ripetono “yeah yeah but where are the bad guys?”. Per l’uguaglianza di genere viene fatto un ammirevole tentativo: mostrare agli uomini che le donne possono lavorare mettendole a dirigere il traffico in città dove non esistono strade, segnali stradali o scuole guida. Appena qualcuno azzarda una protesta, viene zittito con una domanda: vuoi dire che non c’importa del gender?

Gli afghani impiegano poco ad adattarsi agli americani e ricominciano a scannarsi tra tribù, questa volta con un trucchetto: per eliminare l’avversario politico lo accusano di essere talebano, così esso viene immediatamente assassinato o dronato.

A questo punto la famiglia del morto s’incazza e ha due opzioni: restituire il favore alla famiglia di delatori oppure arruolarsi davvero tra i Talebani “perché a ‘sto punto”, oppure entrambe. Complice la fame di “bad guys” che hanno gli americani, la situazione va fuori controllo quasi subito.

La CIA è talmente a corto di informazioni che l’unico posto dove è sicura ci sia qualcuno di remotamente sospettato di essere un “bad guy” sono i matrimoni, e i matrimoni sono le uniche riunioni di cui riescono ad avere notizia. Quindi li bombardano senza pietà massacrando uomini, donne e bambini colpevoli solo di essere lì per festeggiare due che si sposano. Uno fa 40 morti. Un altro 30. Uno 60. Uno addirittura 80. Di noti, sono undici matrimoni trasformati in una carneficina. Ognuno dei sopravvissuti, con la casa distrutta, la famiglia passata e futura annientata, cosa fa?

Questo graffito è stato fatto in Yemen nel dicembre 2013 (AFP PHOTO/ MOHAMMED HUWAIS)

Si arruola nei Talebani.

Da Washington mandano carrettate di soldi e ordinano di spenderli il prima possibile, non importa come. Questo rende il regime di Karzai una cleptocrazia, dove tutti sono corrotti e tutti alzano via via le tariffe in un crescendo di anarchia, dato che finché non paghi io non mi muovo, ma l’altro ministro che hai pagato si sarebbe mosso se solo le cose non fossero cambiate, e ora devi pagare di nuovo anche lui. La corruzione si propaga come un cancro a velocità mostruosa arrivando anche nelle stazioni di polizia, negli uffici, in qualsiasi apparato statale o militare tanto da rendere la vita impossibile ai cittadini, che si devono per forza di cose rivolgere ai Talebani. Anche qui, sanno dal 2009 che era solo colpa loro.

Dicono di addestrare milizie, in realtà sono una banda di drogati, pigri, disertori, ladri: uno su due è un talebano infiltrato, l’altro sta fatto di oppio o eroina che si compra rubando e rivendendo benzina, armi, cibo delle basi americane. Dicono di costruire scuole, ma sono edifici vuoti fatti solo per le fotografie, poi crollano o vengono trasformati in… altro.

Perché gli afghani sono disperati: non hanno cibo, acqua, le città occupate sono invivibili. Vorrebbero poter coltivare la terra ma un’ordinanza americana proibisce la coltivazione di qualsiasi prodotto possa essere in competizione col mercato statunitense: niente cotone, niente ortaggi, niente frutta. Cos’è che resta?

L’oppio.

Kabul, Afghanistan, 13 aprile 2013 (AP Photo/Rahmat Gul)

Nel giro di 18 anni, grazie agli Stati uniti, l’Afghanistan è diventato il produttore dell’82% dell’oppio del pianeta. Molti dei grezzabbestia statunitensi in divisa scoprono una grande possibilità di import export grazie ad amici ed ex commilitoni. Quindi cominciano a coltivarci la canapa che in quell’ambiente aumenta il contenuto di THC del 1200%, per poi portarla e venderla negli USA manco fosse Blue magic.

La soluzione viene dagli inglesi che danno fuoco ai campi, cosa che spinge gli afghani a coltivarne il doppio. L’anno dopo gli americani sequestrano i campi e scacciano le famiglie dalle loro case, il che porta migliaia di famiglie alla solita scelta: morire di fame o arruolarsi coi talebani. It was sad to see so many people behave so stupidly. La parte divertente termina qui, perché nelle caserme i redneck si annoiano, hanno tante armi, tanto alcool, e la sensazione di impunità.

La prossima puntata vi racconto qualcosa che in Europa non è mai stato raccontato, ma va ben oltre le torture di Abu Ghraib.

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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