Il TP intervista Gianfranco Mascia

Pubblicato il 25 Novembre 2009 alle 16:56 Autore: Gianluca Borrelli
Caso Ruby

Sugli organi di stampa è stata fatta passare come manifestazione di Di Pietro, ma lui ha smentito questa “paternità'” dicendo solo di aver aderito successivamente; crede che attribuire la manifestazione a Di Pietro sia stato un atto voluto o semplice superficialità? E se è un atto voluto quali pensa che siano le ragioni?

Per essere chiari: anche i giornali sono stati spiazzati dalla originalità di questa manifestazione. E non solo loro. Anche i partiti, sindacati e le grandi associazioni tradizionali.

Normalmente come si convoca una manifestazione? Qualcuno ha una idea e propone una “piattaforma” iniziale. Poi si plasma la piattaforma a secondo delle organizzazioni che si vogliono coinvolgere. Infine si fa una conferenza stampa di presentazione.

Qui sono saltati tutti i meccanismi. I giornalisti – abituati alle interviste ai protagonisti del “teatrino della politica” – non sapevano chi interpellare. Del resto, anche chi ha voluto svolgere correttamente il suo mestiere “cercando” le informazioni si è trovato di fronte a questa sorta di “intelligenza collettiva” nella quale i nomi dei promotori e gli organizzatori cambiavano continuamente. In realtà dietro la sigla “No Berlusconi Day” si mescolano tanti blogger, gruppi su Facebook, piccole associazioni, singole individualità che si scambiano informazioni molto rapidamente utilizzando il web per comunicare tra loro e con l’esterno: è una vera organizzazione “liquida”.
Anche i partiti fanno fatica a seguirci. Quando di Pietro e Ferrero hanno annunciato in una conferenza stampala loro adesione alla manifestazione dei blogger, i giornali hanno scritto “il 5 dicembre Di Pietro e Ferrero lanciano una manifestazione contro Berlusconi”. Poi IDV, Rifondazione e Comunisti Italiani hanno precisato, ma il “la” mediatico era stato dato e per giorni si è parlato della “loro” manifestazione.
Nessuna malafede, solo difficoltà a sintonizzarsi con le nuove modalità.

Su Facebook hanno aderito quasi in 300.000, ma lei quanti pensa che parteciperanno alla manifestazione?

So bene per esperienza che i numeri virtuali delle adesioni su Facebook sono sostanzialmente diversi da quelli reali. Io mi accontenterei di un terzo: 100.000 persone.

Questa manifestazione del 5 dicembre rappresenta la prima “assoluta” di una manifestazione di tipo politico organizzata dal “basso” e non attraverso i canali “tradizionali”.

Qui bisogna fare un distinguo. È vero che la manifestazione del 5 dicembre è partita in maniera assolutamente originale e orizzontale. E finora si può parlare di grande successo di partecipazione non solo virtuale ma anche reale, visto che in tantissimi si sono messi in moto per prenotare pullman, fare volantinaggio, proporre collaborazioni e nomi di artisti. Ma proprio questo enorme entusiasmo ha trovato noi organizzatori impreparati. Soprattutto nell’utilizzo delle potenzialità della Rete. Ancora non si è riusciti ad utilizzare questa mole di energie nella maniera più appropriata. Io questo lo considero un vero e proprio esperimento e credo anche che finora lepotenzialità dei social network siano state sfruttate molto poco. Ad esempio Facebook: è stato utilizzato – anche da noi – per lanciare, pubblicizzare e raccogliere adesioni ad eventi, ma si è tralasciata la funzione essenziale che è quella di creare collegamenti ed interazioni. O meglio, nel nostro caso è stata utilizzata, ma solo per trovare i volontari che hanno gestito l’organizzazione dell’evento.

Abbiamo scritto documenti, scalette, linee organizzative ma – per la mancanza assoluta di tempo – non siamo riusciti a condividere fino in fondo con la Rete queste nostre elaborazioni.
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L'autore: Gianluca Borrelli

Salernitano, ingegnere delle telecomunicazioni, da sempre appassionato di politica. Ha vissuto e lavorato per anni all'estero tra Irlanda e Inghilterra. Fondatore ed editore del «Termometro Politico».
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