Per quella vecchia casacca

Pubblicato il 9 Dicembre 2009 alle 10:02 Autore: Fabio Chiusi
rutelli e la legge elettorale

E sulla giustizia? Anche qui la proposta di Bersani non è quel che si dice un manifesto di concretezza, ma senonaltro mantiene una linea piuttosto coerente: sì a una riforma condivisa solo a condizione che non si parli affatto di “processo breve”. Una tesi affermata il 16 novembre, e ribadita il 24 novembre e il 6 dicembre. Certo, non è una proposta, ma se questo bastasse per giustificare l’uscita da un partito dovremmo vedere i parlamentari cambiare casacca più velocemente di Bobo Vieri.

Non resta che il rapporto con Di Pietro, la cui problematicità è emersa in maniera lampante in occasione del No Berlusconi Day, verso cui Bersani non è stato in grado di formulare indicazioni precise. In sostanza, il segretario è riuscito nell’immane compito di scontentare tutti: i partecipanti del PD (il presidente Bindi, ma anche il vicepresidente Scalfarotto, gli ex sfidanti Dario Franceschini e Ignazio Marino, fino a giovani influenti come Civati e Serracchiani); gli altri partecipanti; e, evidentemente, l’ala moderata del partito.

Su questo bisogna dare ragione a Carra: non c’è stata (e non c’è) alcuna chiarezza nel rapporto del PD con l’Italia dei Valori. Tuttavia, è difficile comprendere come da questa (corretta) constatazione si possa saltare alla conclusione che il PD sia diventato un partito “neo-laicista“, da abbandonare.

Forse, più delle colpe di Bersani, può la fascinazione del “grande centro”. In cui, lo ricordo, Carra troverà tutta la chiarezza di Rutelli e (si auspicano i centristi) la devozione di Fini, che sul tema della laicità dello Stato parla la lingua del segretario del PD.

Potere dell’antipatia (ex) democristiana verso Di Pietro: tutto, pur di non giocare nella stessa squadra. Anche indossare i colori sociali di una vecchia gloria di cui (forse) non si sentiva il bisogno.

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