Le strategie (ignote) di Fini

Pubblicato il 9 Dicembre 2009 alle 17:35 Autore: Redazione
Centrodestra, Fini sul rientro di Casini

A Gianfranco Fini non devono rassicurare gli applausi che vengono dall’opposizione. E neanche gli slogan a suo favore visti al No-Bday di qualche giorno fa. Quelli sono tutti voti che alla fine, nel segreto dell’urna, andranno a “sinistra”. Nonostante qualsiasi tipo di Pd, un elettore di centro-sinistra non voterà mai per Fini. Il Presidente della Camera dovrebbe preoccuparsi di più delle grida di traditore giunte da parte di iscritti e simpatizzanti del Popolo delle Libertà. Sono quelli i voti “naturali” di Fini. È quello il consenso che ha portato l’ex leader di An dove è adesso. Lui non lo deve dimenticare. I grandi uomini politici sono quelli che riescono a guidare i partiti e i loro iscritti verso grandi scelte e importanti obiettivi, anche impopolari. Ma nessun leader è diventato grande prescindendo dal consenso della sua parte politica. E anche Fini non può non considerare che il grosso del consenso (e quindi dei voti) della sua parte politica è ancora saldamente nelle mani di Silvio Berlusconi. Per questo un po’ di prudenza in più (soprattutto nell’utilizzo dei microfoni, sia accesdi che spenti) potrebbe essere un valido aiuto per le sfide che il centrodestra avrà davanti nel futuro dopo Berlusconi.

di Luca Falcone

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