Spostamenti decreto Coronavirus: cos’è vietato nello stesso Comune

Pubblicato il 11 Marzo 2020 alle 15:50 Autore: Alessandro Faggiano

Spostamenti decreto Coronavirus: cos’è vietato nello stesso Comune? Vi spieghiamo qui, in maniera essenziale, cosa si può fare e cosa no.

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Spostamenti decreto Coronavirus: cos’è vietato nello stesso Comune

L’ultimo decreto d’emergenza emanato l’11 marzo ha allargato la zona rossa dalla Lombardia all’intero territorio italiano. Non solo frontiere chiuse salvo casi eccezionali: anche gli spostamenti da Comune a Comune, o tra una Regione e l’altra, vanno giustificati. Anche gli spostamenti interni alla propria città di residenza vanno limitati al minimo. Le forze dell’ordine e l’esercito monitoreranno l’adeguato adempimento degli obblighi imposti dal decreto. I rischi sono alti, in quanto oltre ad un sanzione amministrativa di 206 euro, la questione assume un risvolto penale. Ricordiamo che anche per gli spostamenti interni al proprio Comune – che si tratti di 200m o 2km), va compilata l’autocertificazione sulle ragioni del transito (QUI IL LINK AL MODULO).

Cosa si può fare – e cosa no – all’interno del Comune

Il decreto entrato in vigore l’11 marzo conferma che sono permessi gli spostamenti per motivi di lavoro, acquisto di beni essenziali, motivi di salute o assistenza ai famigliari. Nella cornice di tali spostamenti ci si può permettere – almeno per ora – una sosta al bar o in un negozio, fermo restando che vanno rispettati i criteri di sicurezza (evitare assembramenti e mantenere la distanza di sicurezza). È ancora possibile fare una passeggiata e fare attività fisica all’aperto, a patto che ciò sia fatto in solitaria. Nella passeggiata rientra anche la possibilità di portare a spasso il proprio animale domestico per l’espletamento dei bisogni.

È vietato, invece creare assembramenti anche all’aperto. È poi caldamente consigliato evitare qualsiasi tipo di uscita dalla propria abitazione se si presentano sintomi assimilabili all’infezione da coronavirus. È assolutamente vietato uscire dalla propria abitazione in caso di positività al Covid-19. In quel caso, le conseguenze penali diventano assimilabili a quelle dell’omicidio colposo.

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Come ha assicurato questa mattina (11 marzo 2020), le misure restrittive applicate alla popolazione potrebbero farsi ancor più stringenti, qualora il ritmo di crescita dell’epidemia rimanesse eccessivamente elevato. Il governatore della Regione Lombardia ha già chiesto di poter chiudere ogni attività non strategica: ciò comporterebbe la chiusura fino al 3 aprile di tutti gli uffici e attività commerciali. In definitiva, rimarrebbero aperte solo cliniche e ospedali; supermercati; farmacie; caserme.

La Regione più ricca d’Italia continua a soffrire e a Bergamo, stando alle parole del sindaco Gori, non ci sarebbero già da giorni più posti letto in terapia intensiva.

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L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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