La storia di Gaia – La paura

Pubblicato il 17 Marzo 2020 alle 18:30
Aggiornato il: 20 Marzo 2020 alle 16:01
Autore: Nicolò Zuliani

Quando vuoi fare la cantante ma i canti delle sirene sono più forti di te.

La storia di Gaia – La paura

«Questa sera abbiamo tartare di salmone, ci metto due ravanelli e una maionese con un po’ di aneto. Ci aggiungerei il caviale ma ci accontentiamo del lompo. Questo l’aperitivo. Poi di antipasto faccio tonno in crosta di olive con qualche capasanta gratinata che fanno simpatia. Come primo andiamo con un risottino semplice di alici, puntarelle e nocciole, di secondo le orate; ci faccio una salsina di zucca, cavolo nero e una spolverata di tartufo.

Chiudiamo con una crema lime e zenzero che pulisce la bocca e prepara all’alcool. Sul vino quindi starei sul minimo, uno o due calici a testa di un rosato beverino che ho beccato in cantina. Questo a patto non passiate l’intero pomeriggio a ingropparvi, perché poi vi trovo a scafarvi biscotti e yogurt sul tappeto e m’arrabbio. Obiezioni?»

Claudia allarga le braccia: «Andremo nella spa, pazienza.»
«Oppure potete darmi una mano in cucina.»
Le ragazze sgambettano verso le scale, alcune tenendosi per mano, altre scortate dalle braccia degli uomini.

«Bene, poca brigata, vita beata» mormora Xeni, rimboccandosi le maniche.

Gaia è sui vent’anni, fisico asciutto e spalle esili, poche forme, viso tondo e pelle d’avorio, capelli castani a caschetto. Troppe giornate in spiaggia le hanno donato lentiggini che incorniciano occhi castani e più rughe di quante l’età meriterebbe. Indossa short di jeans e una canottiera color carta da zucchero, occhi semiaperti per il troppo cibo, guarda fuori senza vedere niente. Quando Elettra fa il suo nome, annuisce e si accende una sigaretta con il mozzicone del sigaro di Guido.

«La mia protagonista nasce in una città del nord Italia, piccola per essere una metropoli, grande per essere un paesino. Suo padre è tassista, sua madre casalinga. Da adolescente guarda MTV e sogna di diventare una cantante. A sedici anni conosce un ragazzo con il suo stesso sogno, formano un gruppo insieme, lei s’iscrive a lingue.

Ma la vita dell’artista non è il massimo, se sei una ragazza giovane.

Lei vede i ragazzi meno sensibili, meno tormentati, meno artisti ma ben più ricchi, con automobili, bei locali, belle donne con bei gioielli. Lascia l’università e va a lavorare in una boutique di moda, così da potersi permettere anche lei vizi e sfizi, ma anche di coltivare il suo sogno. Nei fine settimana canta nei bar della città, fa carriera nella boutique. Le cose vanno bene, ha qualche storia con i clienti che entrano per cercare un regalo, ma mai niente di serio. Sono tutti uomini sposati, o che puntano ad avere mogli più ricche di lei.

Trovare locali dove suonare pian piano diventa più difficile, così per pubblicizzarsi apre un account Instagram. In poco tempo s’accorge che il pubblico è più interessato alle foto di lei che alla sua musica, qualcuno la contatta per flirtare.

Un giorno alla boutique la nominano capo venditrice.

Dovrebbe essere una bella cosa, no? Voglio dire, hai più soldi, sei in un posto più di prestigio, invece lei si rende conto che è arrivata al capolinea. È arrivata la paura. Non puoi salire più in alto di lì. Per essere una manager devi avere la laurea, e per lei è troppo tardi. Per farcela con la musica devi essere giovane, e lei ormai dei giovani non sa più niente, ha solo i suoi followers.

La paura non arriva quando credi di non farcela, è quando capisci che dovrai convivere il resto della vita con la sconfitta.

Per non ascoltare quella paura comincia a fare cam4. Gli uomini la coprono di soldi e sapete, è incredibile come la strada giusta sia in discesa, rispetto a quelle sbagliate. Trova uno sugar daddy, uno che si eccita a rovinarsi economicamente per mantenerti. Diventa la sua seconda identità: nei feriali, capo vendita di marchi di lusso; nei festivi, escort a Lugano.

In Internet, life coach e motivatrice.

Conosce l’amore della sua vita in una discoteca a Milano, quella dove vanno i tizi freschi di Uomini e donne. Si chiama Yankov, è un russo che conosce tutti, sa tutto e… diciamo che è un uomo di mondo. Soldi non gli mancano, è l’uomo che ogni donna vorrebbe. Relativamente giovane, piazzato, con un conto in banca che non ti farà mai preoccupare e quel pizzico di brivido che ti fa impazzire. Yankov muove donne e polvere di fata nelle mani di persone che non hanno problemi di soldi, solo di privacy. Lei diventa la sua protetta, la sua cavalla di razza, la chiama.

Insieme vivono notti folli, vanno in alberghi bellissimi, fanno una vacanza da sogno a Santo Domingo. Ma sapete come vanno queste cose, no? C’è sempre il guastafeste. Yankov è legato a gente brutta, giù in Calabria, e i Carabinieri lo intercettano: ma il problema è che intercettano anche lei.

Nella boutique arriva una ragazzina di sedici anni che è la copia sputata della nostra protagonista. La stessa speranza, la stessa fame. Fanno amicizia e lei impiega poco a convincere la ragazzina a seguirla a Milano per fare una delle prime marchette. Un po’ per vantarsi e mostrarle la sua identità segreta, un po’ perché l’ingenuità negli occhi della ragazzina le dà fastidio.

Yankov farebbe salti di gioia, per una ragazzina come lei, e la nostra protagonista è talmente esaltata che ne parla al telefono. Due mesi dopo Yankov viene arrestato a casa di un’amante e lei viene a sapere che è indagata per favoreggiamento e induzione alla prostituzione. Scappa di notte in Svizzera, in un bordello di cui ha sempre sentito parlare. Diventa latitante, e non si muove più da lì. Si limita ad aprire le gambe, come dice il vecchio lì, e postare vecchie foto e fotomontaggi su Insta per mantenere uno straccio della sua vecchia vita.»

«Ed eccoci con il dopocena, in questa fresca serata di primavera» trilla Xeni, appoggiando una coppa Martini «In onore della migliore cavalla della scuderia ho pensato a un Derby, il cocktail che servivano alle corse dei cavalli. Rarissimo frozen accettabile, forse l’unico. Oh, il bitter alla pesca è straordinariamente azzeccato, fateci caso.»

«A un’altra straordinaria perla della vostra generazione» sghignazza Guido, alzando il calice.

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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