Cura coronavirus: Napoli, Thailandia, Israele e Clorochina

Pubblicato il 9 Aprile 2020 alle 13:33 Autore: Daniele Sforza

Cura Coronavirus: in molti stanno cercando tutte le ultime informazioni e aggiornamenti sui possibili rimedi alla pandemia. Il punto della situazione.

Cura coronavirus
Cura coronavirus: Napoli, Thailandia, Israele e Clorochina

Trovata una cura per il Coronavirus: ogni mattina speriamo di vedere sulla prima pagina di un giornale o di un quotidiano online un titolo di questo tipo. Ma l’unica cura efficace sarà il vaccino, che però non arriverà tanto presto. Al momento sono stati però segnalati alcuni farmaci e cure che possono avere effetti positivi sui malati di Coronavirus. Ora più che mai non bisogna abbandonarsi al rassicurante e pericoloso tono delle fake news: tra queste ultime le più pericolose sono quelle che, approfittando di una notizia parzialmente vera, ci speculano sopra. E molte di queste riguardano proprio le potenziali cure contro il Coronavirus, non solo in Italia, ma a livello internazionale. Cerchiamo quindi di approfondire le quattro “cure” di cui è parlato molto nelle ultime settimane.

Cura coronavirus: il farmaco anti-artrite da Napoli

Diverse settimane fa si era parlato di un farmaco anti-artrite, sperimentato a Napoli, che aveva avuto effetti più che positivi sui malati di Coronavirus. Il farmaco in questione si chiama Tocilizumab ed è rientrato in una campagna di sperimentazione da parte dell’Agenzia del Farmaco a metà marzo, in cui sono stati coinvolti 330 pazienti. Lo scopo di questa sperimentazione, i cui risultati devono ancora arrivare, è quello di rilevare e valutare il più velocemente possibile l’impatto del farmaco sui malati di Coronavirus. Lo studio è suddiviso in due gruppi: il primo verificherà i risultati relativi alla riduzione del tasso di mortalità nell’arco di un mese. Il secondo gruppo, invece, si occuperà di ottimizzare la modalità di gestione dell’emergenza. Naturalmente siamo in attesa dei primi risultati per capire se il farmaco è veramente efficace e produce risultati positivi sul tasso di mortalità.

A fine marzo una notizia positiva collegata al Tocilizumab è stata registrata all’ospedale Cotugno di Napoli: il farmaco anti-artrite, infatti, è stato somministrato a 11 pazienti affetti da Covid-19. Dopo la cura, tutti e undici i pazienti sono stati dimessi dall’ospedale partenopeo.

L’ultima volta che si parla di questo farmaco è mercoledì 1° aprile. Proprio in questo giorno si viene a sapere di uno studio cinese realizzato dall’Anhui Provincial Hospital e dall’ospedale Anhui Fuyang, in cui si spiega come i pazienti sottoposti alla terapia abbiano registrato una regressione dei sintomi di Coronavirus, con una febbre tornata alla normalità e un miglioramento generale dei sintomi. Il 75% dei 20 pazienti campionati hanno ridotto l’assunzione di ossigeno, mentre un altro non ha avuto più bisogno dell’ossigenoterapia. Inoltre, come riporta Il Mattino, “le tac hanno dimostrato che l’opacità della lesione polmonare è stata assorbita in 19 pazienti (il 90,5%)” e che “la percentuale dei linfociti nel sangue, che era diminuita nell’85% dei pazienti prima del trattamento, è tornata alla normalità nel 52,6% al quinto giorno di cure”. Inoltre i ricercatori non hanno riscontrato effetti collaterali determinati dall’utilizzo del farmaco. La dimissione di 19 pazienti (su 20) è avvenuta all’incirca 2 settimane dopo il trattamento con il farmaco.

Infine, sempre nella stessa giornata, è interessante riportare alcune dichiarazioni del dottor Marcello Tavio, presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali rilasciate al Resto del Carlino. Dopo aver precisato che “a oggi non esiste alcuna cura scientificamente provata in grado di combattere efficacemente il Coronavirus”, il dottore ha giudicato positiva la sperimentazione con il Tocilizumab. “Sappiamo che qualcuno ha risposto bene ai test, ma prima di fare commenti inopportuni è meglio attendere l’esito”. Esito che dovrebbe essere comunicato nel giro di qualche settimana.

Cura Coronavirus: le notizie dalla Thailandia

Difficile giudicare la fantomatica cura scoperta in Thailandia e diffusa sui media a inizio febbraio. Si tratta di un cocktail di farmaci antivirali finalizzato alla cura dell’influenza e dell’Hiv. La terapia è stata somministrata a una donna cinese affetta da Coronavirus, che è risultata negativa al virus 48 ore dopo la cura, con miglioramenti già dopo 12 ore. Il cocktail di farmaci è composto da antivirali come oseltamivir, lopinavir e ritonavir. Il Ministero della Salute thailandese, però, era in attesa di risultati di ricerca e ulteriori evidenze scientifiche. Il dottor Kriangska Atipornwanich, specialista polmonare, aveva affermato che tale cura non poteva essere considerata quella “definitiva” contro il Coronavirus, pur dimostrando buoni risultati sui pazienti, tant’è che si è poi deciso di somministrare la terapia solo sui pazienti più gravi.

A lungo isolata dai numeri estremamente più importanti registrata in Europa, verso l’ultima settimana di marzo la Thailandia ha visto crescere il numero dei contagiati. Come affermato dal governatore Aswin, “Bangkok è un centro importante per l’economia, i trasporti e il turismo ed è densamente popolata, quindi questa capitale è a rischio di una rapida diffusione della malattia. Controllare l’assemblea pubblica in varie sedi è altamente necessario”.

Cura Coronavirus: gli aggiornamenti da Israele

Molto scalpore fece la notizia di un vaccino pronto in tempi rapidi proveniente da Israele. Quanto c’è di vero in questa storia? Israele mette a punto il vaccino, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare: nel senso che per somministrare il vaccino agli umani è necessario del tempo. L’Istituto Migal, l’ente che si è occupato di questo vaccino, ha recentemente affermato che i primi test sui polli hanno dato dei buoni risultati e che le prime evidenze scientifiche sono tali da auspicare nella rapida creazioen di un vaccino. Possibilità che “è stata identificata come sottoprodotto dello sviluppo di un vaccino contro l’Iby (virus della bronchite infettiva), malattia che colpisce il pollame, la cui efficacia è stata dimostrata in studi preclicnici condotti presso l’Istituto stesso”. L’Istituto ha quindi reso noto che sono state apportate le modifiche genetiche necessarie per adattare la cura al Covid-19. Il processo che porterà alla creazione di un vaccino, però, è abbastanza lungo in termini di tempistica, perché potrebbero volerci diversi mesi prima che il vaccino sia risultato efficace e privo di effetti collaterali per l’uomo.

Il microbiologo dell’Istituto Migal Chen Katz, come riporta La Stampa, ha di recente affermato che c’è il bisogno di “leader coraggiosi che ci consentano di iniziare la sperimentazione umana il più velocemente possibile. Stiamo accelerando per arrivare a una cura, ma abbiamo bisogno di qualcuno che ci accompagni in questo processo”. Il problema è sempre il tempo. “Normalmente ci vogliono diversi anni per autorizzare un vaccino”, ha spiegato Ori Ben Herzel, vicepresidente per lo Sviluppo commerciale del Centro di Ricerca, “ma noi siamo in tempo di crisi e quindi dobbiamo avere nel più breve tempo possibile standard minimi per certificare la sicurezza e l’efficienza del vaccino e iniziare i test”. Il vantaggio del laboratorio sta nel fatto che il team è al lavoro da ormai 4 anni su un vaccino dei coronavirus (infatti, attualmente non esiste un vaccino contro la Sars o la Mers, gli altri noti Coronavirus degli anni Duemila), effettuando test sui polli, e la notizia positiva è che l’infezione che colpisce il pollame sembra avere una elevata somiglianza genetica con il Covid 19 che ha colpito l’uomo.

Le zanzare possono trasmettere il Covid-19?

Cura Coronavirus: il caso Clorochina

Molte polemiche sta causando l’interrogativo che ruota attorno alla Clorochina, considerata come possibile cura per il Coronavirus, ma che negli ultimi giorni ha prodotto risultati affatto rassicuranti.

Il 1° aprile 2020 ha fatto poi rumore un comunicato dell’Agenzia europea per i medicinali, che ha ribadito a pazienti e operatori sanitari che “la clorochina e l’idrossiclorochina devono essere utilizzati solo negli studi clinici o nei programmi di utilizzo in emergenza per il trattamento del Covid-19”. I due medicinali sono antimalarici e sono usati per il trattamento di alcune malattie autoimmuni, ma l’efficacia nel trattamento del Covid-19 “non è stata ancora dimostrata negli studi e sia clorochina che idrossiclorochina possono avere effetti indesiderati gravi, soprattutto a dosi elevate o in associazione ad altri farmaci”.

È notizia di qualche giorno fa, peraltro, che la clorochina ha fallito i testi in Francia. Proprio nel Paese transalpino il trattamento è stato oggetto di polemiche, ruotando attorno al farmaco Plaquenil e al dottor Didier Raoult, diviso tra le definizioni di genio e ciarlatano (non è un caso che molti teorici del complotto ci si siano tuffati in modo tempestivo architettando fantasiose ipotesi a riguardo). Eppure, stando a uno studio francese condotto su un campione di undici pazienti e pubblicato su Médecine et Maladies Infectieuses, i pazienti che accusavano sintomi severi non hanno dimostrato risultati positivi, anzi. Dopo 6 giorni di trattamento poco più dell’80% del campione risultava ancora positivo al Coronavirus, e 1 paziente è deceduto. I restanti pazienti hanno avuto invece complicazioni e due persone sono state ricoverate in terapia intensiva. Sembra dunque che la clorochina abbia effetti sui pazienti con sintomi lievi (il risultato di un altro studio che aveva acceso qualche speranza) ma non sui casi gravi. In ogni caso, conclude il report, “i test clinici randomizzati in corso sul farmaco dovrebbero fornire una risposta definitiva sull’efficacia e la sicurezza della terapia”. Attendiamo pertanto ulteriori aggiornamenti a riguardo.

Segui Termometro Politico su Google News

Scrivici a redazione@termometropolitico.it

L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
Tutti gli articoli di Daniele Sforza →