Perché Di Pietro e l’IDV rischiano di restare schiacciati

Pubblicato il 14 Settembre 2010 alle 12:55 Autore: Giovanni Diamanti

I cosiddetti “antipolitici” hanno invece trovato un nuovo riferimento, Beppe Grillo, che col suo “Movimento 5 stelle”, sempre secondo il sondaggio di DemosΠ, ha superato il 3% dei consensi degli italiani, dopo aver fatto piangere, qualche mese fa, il centrosinistra in Piemonte ed Emilia Romagna.

Infine, una parte consistente del bacino elettorale dipietrista post-2008 è stata la Sinistra. Quella Sinistra che nel 2006 risultò decisiva per la vittoria di Prodi e che poi si è rifugiata nel non voto, e in misura minore in qualche nostalgico consenso a Rifondazione. Ma, soprattutto, a Di Pietro. Oggi la Sinistra, quasi in contemporanea con la Destra, ha trovato un nuovo leader: Nichi Vendola. Il governatore della Puglia ha ridato speranza a molti elettori delusi dall’Ulivo, dal Pd e dalla politica, e ora tenta l’assalto alla leadership della coalizione cercando di riunire la sinistra.

Tra Fini, Grillo e Vendola, Di Pietro oggi si trova schiacciato. Non ha più spazio a destra, non ha più spazio a sinistra, ha trovato un politico “anticasta” più “anticasta” di lui. Non c’è quindi da sorprendersi se nel sondaggio di Demos & Pi pubblicato lunedì 13 settembre su “La Repubblica”, l’Italia dei Valori venga accreditata al 5,5%, quasi tre punti in meno rispetto a giugno. Non ci è dato sapere se Antonio Di Pietro saprà rialzarsi e tornare più tonico di prima. Ma per rialzarsi dovrà cambiare strategia. Dentro a una nuova coalizione di centrosinistra ben più ampia di quella del 2008, incalzato all’esterno da una nuova Destra antiberlusconiana, e da un partito anticasta fuori dai poli, rischia di tornare presto al livello del 2006, quando superò a fatica il 2%. A meno che, come accadde in passato, non ci pensino altri a salvarlo di nuovo.

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