Partita Iva per commercio elettronico: quando serve e perché aprirla

Pubblicato il 12 Giugno 2020 alle 11:59 Autore: Daniele Sforza

Aprire una partita Iva se si vuole lavorare nel commercio elettronico, approfittando della spinta del momento: serve davvero? Vediamo quando si deve aprire.

Partita Iva commercio online
Partita Iva per commercio elettronico: quando serve e perché aprirla

In tempo di pandemia molti italiani hanno scoperto una frontiera dello shopping che non avevano mai esplorato prima (colpevolmente): quello virtuale. E forse alcuni avranno pensato di aprire un negozio online, collateralmente alla propria attività professionale oppure ex novo. Quando si avvia una carriera nel commercio elettronico serve anche aprire una partita Iva? Conviene, oppure i costi rischiano di essere maggiori dei guadagni. Naturalmente questa è una domanda che chi ha già un negozio fisico (e quindi la possiede già essendo titolare di impresa) non si porrà, perché potrà aprire la sua attività online senza alcun problema. Ma chi invece vuole iniziare dal negozio virtuale e dedicarsi completamente alla vendita online?

Commercio elettronico e partita Iva: quando serve

Diamo subito la risposta: sì, se volete aprire un e-commerce dovete aprire la partita Iva. Questo perché state vendendo un bene a un pubblico, a un’utenza, e anche se lo fate virtualmente, state comunque esercendo attività d’impresa e guadagnando su prodotti/beni/servizi che vendete. Le cose cambiano se fate vendita occasionale (massimo 5.000 euro annui), ma se la vostra è un’attività professionale, da svolgere in maniera abituale e sistematica, l’apertura della partita Iva è obbligatoria. Lo stesso avviene con l’esercizio del dropshipping, ovvero quella pratica che ci consente di fare da vetrina a prodotti venduti da persone altrui e sulle cui vendite riceviamo delle commissioni. Anche in questo caso, infatti, stiamo esercitando attività d’impresa, riceviamo guadagni, generiamo utili e quindi siamo soggetti alla normativa fiscale.

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Quando non serve

È possibile avviare un’attività di commercio online senza partita Iva solo se tale esercizio risulta temporaneo. Questo rimanda alla definizione di temporary shop e deve essere consentito dal Comune di residenza. Si tratta, in breve, di una momentanea vendita di prodotti e merce che però ha una durata massima di 30 giorni all’anno. Vanno comunque adempiute le normali formalità burocratica (come la presentazione della SCIA presso lo Sportello Unico delle Attività Produttive presso il Comune di riferimento). Al termine dei 30 giorni o si apre la partita Iva, proseguendo dunque l’attività, o s’interrompe e in quest’ultimo caso non sarà necessaria. Nel campo virtuale valgono le stesse regole, la durata deve essere limitata, altrimenti s’incorre in sanzioni.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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