Eredità e status di erede: cosa non dimenticare per evitare brutte sorprese

Pubblicato il 26 Ottobre 2020 alle 13:22 Autore: Claudio Garau
Eredità giacente cos'è e a che serve. La nomina del curatore

Eredità e status di erede: cosa non dimenticare per evitare brutte sorprese

Le successioni e le eredità non brillano, nel panorama del diritto italiano, per facilità di comprensione quanto a norme che regolano la procedura. Insomma testamenti, pratiche di successione e individuazione degli eredi sono temi che lasciano spiazzati e disorientati la maggior parte dei cittadini i quali, dunque, il più delle volte sono costretti a rivolgersi ad operatori del diritto, quali avvocati e notai. Ciò al fine di ricostruire compiutamente il quadro delle cose da fare e degli elementi da considerare, laddove emerga la necessità di spartire un’eredità, a seguito del decesso di un familiare o parente. Cerchiamo, qui di seguito, di fare luce su alcuni aspetti che meritano di essere conosciuti, prima di accettare un’eredità: d’altronde ciò si rende doveroso, giacchè le norme in materia hanno riflessi non soltanto in ambito civile, ma anche in quello fiscale, penale e amministrativo.

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Come appena anticipato, appare opportuno segnalare alcuni dettagli pratici che trovano disciplina nelle norme in materia, e che possono produrre rilevanti effetti per tutti coloro che si trovano innanzi ad una pratica di successione. Vediamoli per punti:

  • eredità e debiti lasciati dal de cuius: prima di accettare un’eredità e assumere lo status di erede, sarebbe assai opportuno capire se il soggetto deceduto abbia lasciato anche dei debiti. Pertanto, il familiare interessato ben potrà informarsi e chiedere delucidazioni su possibili passività, con formale richiesta all’Agenzia delle Entrate, ma anche all’ufficio Riscossione, all’Inps, alla Regione e al Comune. Ma se non si tratta di debiti correlati alla materia fiscale e allo Stato, bensì a privati creditori, sarà necessario rivolgersi all’istituto di credito cui era in vario modo legato il soggetto deceduto. E’ consigliabile tuttavia la consulenza di un avvocato, che faccia luce su eventuali pendenze pregresse;
  • testamento discriminatorio verso alcuni eredi: la legge vigente ammette che il testamento del de cuius possa suddividere il patrimonio in base a quote che possano premiare o comunque privilegiare un dato erede piuttosto che un altro. Ma attenzione: gli eredi legittimari – coniuge e figli o in mancanza, i genitori del deceduto – hanno diritto ad almeno una determinata percentuale del patrimonio, ovvero una quota variabile in relazione a quanti sono gli altri eredi. In caso di violazione di detto diritto, l’erede legittimario potrà difendersi ed ottenere quanto ingiustamente non assegnato, tramite la cosiddetta “azione di lesione della legittima“, peraltro non esente da costi rilevanti e da complessi accertamenti in tribunale. Per capire se vi è stata violazione, sarà anche necessario notare se in passato furono fatte donazioni agli eredi, da intendersi come un “anticipo” della quota – ne abbiamo parlato qui, con riferimento a natura ed effetti della donazione;
  • l’eredità è irrinunciabile dopo l’accettazione: forse non pochi non sapranno che l’eredità – se accettata – permane, nella quota prevista, all’erede, non essendo revocabile. Ma attenzione: se il patrimonio e quindi i beni del deceduto non sono ancora stati suddivisi e distribuiti, potrà aversi revocabilità della rinuncia, entro il decimo anno dal decesso di colui che lascia i beni. E’ buona regola – per non avere guai in seguito – accettare l’eredità soltanto laddove sia noto e certo che i debiti lasciati dal defunto hanno una portata inferiore a quella del patrimonio. Altrimenti, meglio non accettare l’eredità, rinunciando agli averi del defunto, ma anche scansando le pendenze debitorie. In questi casi, potrebbe essere utile fare l’accettazione con beneficio di inventario;
  • creditori e richieste di pagamento dei crediti pregressi: alla luce di quanto esposto finora, è chiaro che soltanto con l’accettazione dell’eredità, si diventa “eredi”; in attesa di questa accettazione – che potrà anche non esservi – si è giuridicamente dei semplici “chiamati all’eredità”. Questi ultimi, in caso – ad esempio – di richieste di pagamento di multe o di tasse, non saranno tenuti a rispondere ad alcun creditore del defunto: lo faranno soltanto se accetteranno l’eredità, con i pro e i contro del caso. Ma si può procedere al pagamento anche spontaneamente, per garantire il buon nome del deceduto e a prescindere dall’accettazione. E ricordiamolo: per l’accettazione, la legge concede fino a 10 anni di tempo, onde procedere a tutti gli opportuni accertamenti su patrimonio e debiti del de cuius;

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  • non bisogna confondere l’accettazione di eredità con la dichiarazione di successione: nel senso comune accettazione e dichiarazione sono sinonimi, ma non è così. Infatti, se l’accettazione serve a diventare formalmente eredi, la dichiarazione di successione è un atto formale di natura fiscale, da svolgersi entro 12 mesi dal decesso del de cuius, giacchè è mirata al versamento delle imposte di successione.

Concludendo, gli interessati ad una eredità dovranno tenere conto anche di un altro significativo aspetto: infatti, la pensione di reversibilità per coniuge non divorziato e figli, scatta comunque, anche con la rinuncia all’eredità. Si tratta – come si può ben notare – di una rilevante misura di garanzia, che prescinde, appunto, dall’accettazione dei beni, ma anche degli eventuali debiti del soggetto defunto.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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