Successione 2020: quanto tempo c’è per farla e perché farla celermente

Pubblicato il 5 Febbraio 2020 alle 14:30 Autore: Claudio Garau

Successione e obblighi degli eredi: quanto tempo c’è per farla e alcuni rilevanti aspetti pratici. Perchè essere celeri conviene

Successione 2020: quanto tempo c’è per farla e perché farla celermente

La dichiarazione di successione non è mai qualcosa di gradevole per i soggetti tenuti ad effettuarla ma, si sa, lo Stato la richiede e obbliga a farla per ragioni di natura fiscale. Vediamo allora quanto tempo c’è per poterla presentare ed alcuni dettagli pratici che è preferibile menzionare.

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Dichiarazione di successione: di che si tratta e chi la fa

Al decesso del familiare, la legge prevede la successione dei beni, ovvero il materiale trasferimento del suo patrimonio agli eredi. Tale operazione però non è esente da spese, dato che il Fisco pretende il pagamento di imposte specifiche. Tramite la cosiddetta “dichiarazione di successione” il contribuente dovrà allora rendere noto l’asse ereditario all’Agenzia delle Entrate, vale a dire l’insieme complessivo dei beni che costituiscono l’eredità. Infatti, è sulla totalità degli averi che furono della persona deceduta, che saranno poi calcolate le tasse da versare allo Stato.

C’è un’estrema varietà di soggetti potenzialmente interessati alla presentazione di tale dichiarazione (che – ricordiamo – va effettuata sia che si tratti di un trasferimento di beni in mancanza di volontà del de cuius, successione legittima, sia in ipotesi in cui sia presente un testamento, successione testamentaria). Eccoli in elenco:

  • anzitutto gli eredi, i chiamati all’eredità, i legatari (soggetti che sono stati indicati nel testamento per ottenere un determinato bene e non una quota dell’asse), ma anche i loro rappresentanti legali, se nominati (non deve però esser stata fatta rinuncia all’eredità);
  • l’esecutore testamentario, ovvero un soggetto di fiducia del deceduto cui è stato conferito il compito di eseguire in modo esatto le ultime volontà scritte nel testamento da parte del de cuius;
  • gli amministratori dell’eredità e i curatori delle eredità giacenti.

Sul piano delle persone incaricate alla dichiarazione, due considerazioni appaiono essenziali: nell’ipotesi vi siano più soggetti obbligati alla presentazione, la legge dispone che è sufficiente che la dichiarazione di successione sia fatta da un solo individuo. Inoltre, taluno dei soggetti sopra citati potrebbe legittimamente decidere di incaricare un soggetto terzo, ovvero un professionista, per quanto attiene alla compilazione della dichiarazione e alla sua consegna: ad esempio, un commercialista, un avvocato, un architetto, un consulente del lavoro ecc. È altresì possibile delegare un ente come un patronato oppure un CAF.

Ma quando invece non ricorre l’obbligo di presentarla? Ebbene, oltre alle ipotesi in cui sia intervenuta la rinuncia all’eredità, la dichiarazione di successione non va fatta anche nelle circostanze in cui l’eredità è indirizzata al coniuge e/o genitori e/o figli e/o altri parenti in linea retta, e tale eredità non superi i 100.000 euro di valore totale e non comprenda beni immobili (terreni, appartamenti ecc.) o diritti reali immobiliari. Nel caso in cui l’eredità sia, in un secondo tempo, “integrata” da ulteriori beni che ne fanno lievitare il valore, va da sé che gli eredi saranno allora obbligati alla dichiarazione.

Entro quanto tempo farla?

La regola generale è che il termine per fare la successione è di 12 mesi decorrenti dall’apertura della successione, ovvero dalla data della morte del cosiddetto de cuius. Ma è vero anche che se gli interessati oltrepassano i termini, le sanzioni pur sussistenti, sono esigue. In particolare, se sforato il termine, sarà necessario fare riferimento allo strumento del ravvedimento operoso e della dichiarazione tardiva. In queste circostanze, il contribuente dovrà però pagare degli interessi, correlati ai giorni di ritardo rispetto alla scadenza prefissata. Si tratta insomma di una sorta di autodenuncia all’Agenzia delle Entrate, con sanzioni che però – tenendo conto del particolare contesto in cui si colloca tale dichiarazione – sono piuttosto contenute e ridotte, essendo di qualche decina di euro. La legge consente inoltre di integrare, sostituire o modificare la dichiarazione, laddove ci si accorga di lacune o errori, in un secondo tempo (sull’argomento costi della dichiarazione clicca qui).

Tuttavia esistono diversi casi particolari che, in qualche modo, derogano alla regola appena richiamata, richiamiamone alcuni nient’affatto remoti:

  • in ipotesi di nomina (posteriore all’apertura della successione) di un curatore, esecutore o rappresentante legale dell’erede o legatario, il termine per la presentazione della successione decorre dal giorno della notizia legale della nomina;
  • in ipotesi di rinuncia all’eredità o al legato, per gli altri obbligati il termine per la presentazione decorre dalla data della rinuncia o dalla diversa data in cui provino di averne avuta comunicazione;
  • come stabilito dalla Cassazione, in caso vi sia un erede minorenne, che non abbia già accettato ed effettuato inventario attraverso un rappresentante legale designato, il termine in oggetto decorre dal compimento dei 18 anni;
  • in ipotesi di successione aperta dopo la dichiarazione di assenza o di morte presunta, il termine inizia a decorrere dal giorno di immissione degli eredi nel possesso dei beni o, in assenza, dal giorno nel quale diviene eseguibile la sentenza dichiarativa di morte presunta.

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I vantaggi di un rapido adempimento

Concludendo, vediamo ancora alcuni rilevanti aspetti pratici, che fanno capire quanto sia conveniente fare al più presto la dichiarazione di successione, sebbene il termine previsto – come citato – sia piuttosto ampio.

  • esclusivamente dopo la dichiarazione di successione, la banca sbloccherà il conto corrente collegato al defunto, e soltanto da quel momento sarà possibile agli eredi il prelievo degli importi corrispondenti alle loro quote;
  • coloro che detengono a vario titolo beni del defunto, non sono tenuti a riconsegnarli agli eredi, in assenza di dichiarazione;
  • se il de cuius era creditore verso altri soggetti, i debitori non sono obbligati verso gli eredi fino a che non sia fatta dichiarazione.

Insomma, appare ormai chiaro che tutti i soggetti interessati in vario modo all’eredità, hanno giustificato interesse a fare la dichiarazione quanto prima.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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