Riforma pensioni: anticipata a 63 anni dal 2022? Le ipotesi post Quota 100

Pubblicato il 20 Ottobre 2021 alle 08:00 Autore: Guglielmo Sano
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Riforma pensioni: anticipata a 63 anni dal 2022? Le ipotesi post Quota 100

Riforma pensioni: anche se non è tra le priorità del Governo Draghi torna a scaldarsi il tema del riassetto del sistema previdenziale vista l’ormai prossima scadenza di Quota 100 e il sempre più concreto rischio che si concretizzi il temuto “effetto scalone”. I tecnici dell’esecutivo al lavoro su un restyling dell’Ape sociale? Le ultime notizie sul tema.

Riforma pensioni: due modalità per uscire a 63 anni dal 2022

Riforma pensioni: il Governo Draghi ha altre priorità in cima alla sua to-do-list. Dall’evitare una recrudescenza della pandemia a velocizzare l’arrivo delle risorse europee stanziate per la ripresa (quindi, dopo il varo della Riforma della Giustizia, portare a termine quella del Fisco). Detto ciò, torna a scaldarsi il dibattito in merito al riassetto complessivo del sistema previdenziale, incalzato anche e soprattutto dalla scadenza sempre più prossima di Quota 100, dunque, dal rischio che si concretizzi il temuto effetto scalone (per cui, senza la pensione anticipata con Quota 100, la generalità dei lavoratori italiani avrebbe la possibilità di andare in pensione solo al compimento dei 67 anni di età, in pratica, il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia).

Ora, secondo la stampa specializzata, si può dare per certo che verrà messa una pezza al riguardo attraverso il potenziamento e l’ampliamento dell’Ape Sociale. Nel dettaglio, i tecnici dell’esecutivo stanno valutando di prolungare tale modalità di pre-pensionamento fino al 2026 includendo altre 15 di categorie lavorative oltre alla quindicina che già ha diritto al pensionamento tramite Ape (abbassando da 36 a 30 gli anni di contribuzione fissati come requisito necessario per alcune che svolgono mansioni particolarmente gravose, come gli edili).

Ape Sociale Contributiva: primi passi del post Quota 100

Riforma pensioni: prima di impostare un riassetto complessivo del sistema previdenziale (sempre che questo esecutivo scelga di intestarsi un’iniziativa del genere), dunque, si procederà all’allargamento di strumenti già esistenti solo per alcuni lavoratori, come l’Ape Sociale appunto, per affrontare il post Quota 100 che, senza prevedere forme di pensionamento anticipato analoghe, potrebbe essere particolarmente traumatico.

Tornando all’ipotesi al vaglio dei tecnici del Governo, che poi è la proposta del Presidente Inps Tridico, si pensa a modificare l’Ape anche introducendo, oltre all’Ape Sociale anche un Ape Contributiva. Questa permetterebbe di uscire dal lavoro a 63 o 64 anni se si hanno almeno 20 anni di contributi. Tuttavia, l’assegno previdenziale ammonterà esclusivamente alla parte contributiva maturata (in pratica, si riceverà solo una parte della pensione spettante). Quest’ultima tra l’altro non potrà essere inferiore a 1,2 volte l’assegno sociale. La parte retributiva comincerà a essere versata solo al compimento dell’età anagrafica per il pensionamento di vecchiaia.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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