Argentina: inizia l’era del libertario Javier Milei

Pubblicato il 20 Novembre 2023 alle 13:05 Autore: Alessandro Faggiano
Argentina: l'era del libertario e anarco-capitalista Javier Milei

Argentina: inizia l’era del libertario e anarco-capitalista Javier Milei

L’America Latina e l’Argentina trovano un nuovo grande protagonista: “El peluca” Javier Milei. Economista e noto showman del Paese d’oltreoceano, Milei ha sorpreso un continente intero con la sua candidatura e, ancor di più, con la sua strabiliante vittoria nella corsa alla presidenza. Nel ballottaggio di questa notte tra Milei e il candidato peronista Sergio Massa non c’è stata praticamente storia. Milei ha vinto con il 55,7% delle preferenze, contro il 44,3% di Massa (che partiva in leggero vantaggio dal primo turno).

La nuova era di Javier Milei, che durerà almeno per quattro anni, comincerà il 10 dicembre, giorno dell’insediamento e del trasferimento di competenze dal presidente uscente al presidente eletto.

Dirompente Milei: il candidato di destra vince in 21 Province su 24

Milei, nel suo discorso della vittoria, ha affermato che la situazione è critica e i cambiamenti che si necessitano sono drastici: non c’è posto per gradualismi o mezze misure. Con un’inflazione accumulata nel 2023 che tocca il 120%, la crisi economica è stata al centro del dibattito ed è ciò che ha mosso più voti. Sergio Massa, ministro d’economia uscente sotto il presidente Alberto Fernández, non è riuscito a convincere l’elettorato che non si era schierato con lui nel primo turno. Anzi: la paura che veniva rilevata nei sondaggi nei confronti di Javier Milei pare essersi sciolta proprio in cabina elettorale, dove circa 14 milioni e mezzo di elettori argentini hanno posto una “X” sul candidato più a destra nella storia democratica del Paese. Un solco enorme, quello creato tra lui e Massa, che ottiene 11.5 milioni di voti. Il candidato della continuità vince nella provincia di Buenos Aires e in altre due (Formosa e Santiago del Estero) ma viene travolto da Milei nelle restanti ventuno province del Paese.

Fondamentale l’appoggio della destra di Mauricio Macri

Nonostante la narrazione anti-establishment di Javier Milei, il candidato dell’estrema destra economica ha cercato immediatamente, fin dal primo intervento successivo al primo turno delle presidenziali, di accaparrarsi i voti dell’ex presidente Mauricio Macri e della coalizione della destra tradizionale: Juntos por el Cambio. Una manovra che è stata portata a termine con successo, grazie all’endorsement – anche quello immediato – della candidata sconfitta Patricia Bullrich. L’appoggio della destra storica argentina ha garantito, così, una forte apertura verso il centro dello scacchiere ideologico e, pur potendo perdere qualche consenso nell’estrema destra, ha letteralmente “invaso” il campo di conquista di Massa per il secondo turno. Il candidato del Frente de Todos, infatti, doveva puntare necessariamente al centro. Per far ciò, necessitava di un messaggio di moderazione, dove si ponevano in essere misure concrete e realistiche per frenare l’inflazione, ma probabilmente poco intriganti. Tra queste vi era la nuova rinegoziazione del debito e un pacchetto di misure tecniche volte a salvare il peso argentino e il salario reale della popolazione.

Un programma ambizioso e di rottura: privatizzare tutto e libertà massima (o quasi)

A differenza di Sergio Massa, che puntava sulla ripresa e rafforzamento del welfare e su un pacchetto di misure concrete per riattivare l’economia, l’economista Javier Milei ha puntato forte sulla rottura totale dello status quo.

La proposta chiave di Milei è la dollarizzazione dell’economia, con la soppressione della Banca centrale dell’Argentina, definita a più riprese come un’ente di ladrones e incapaci. A questo, va aggiunta la volontà di Milei di ridurre al minimo lo stato sociale, tagliando il più possibile su Educazione e Sanità. Solo per cominciare, il presidente eletto si auspica di ridurre la spesa annuale dello Stato nell’ordine del 15%. Ovviamente, queste sforbiciate storiche permetterebbero anche una riduzione importante della tassazione. Javier Milei punta ad incentivare il più possibile l’investimento delle grandi imprese straniere su territorio argentino, per creare nuovi posti di lavoro. Il modello di riferimento è quello cileno, che è stato il banco di prova per il modello neoliberista teorizzato dall’economista Milton Friedman (e che si è potuto applicare in toto durante la dittatura di Pinochet). Va aggiunto che una buona parte di queste politiche di de-regulation e riduzione dello stato sociale furono già attuate sotto la dittatura di Videla (golpe del 1976 della Junta Militar).

La stella polare della proposta economica di Javier Milei sarà, in definitiva, la massima libertà economica e massima competizione. Il presidente eletto ha affermato che la ricetta economica per togliere il 40% della popolazione argentina dalla povertà risiede in questo cambio di rotta radicale.

Un binomio vincente con la vicepresidente Victoria Villaruel, che ammicca all’ultra-conservatorismo

Un capitolo a parte, però, è quello relativo alle altre libertà, dell’individuo. Qui, Javier Milei ha trovato beneficio dall’accordo con Victoria Villaruel, orgogliosa figlia di un ufficiale che prestò servizio durante la dittatura militare. Villaruel ha strizzato l’occhio all’elettorato più conservatore, supportata anche dallo stesso Milei che ha attaccato direttamente Papa Francesco, affermando che “in qualsiasi cosa, lo si trova sempre dal lato sbagliato”

E se da un lato, il presidente eletto ha affermato che la libertà di un individuo è assolutamente sacra e inviolabile. Il suo mantra per definirsi come libertario – e sul perché fosse libertario – era: “un conservatore ti lascia libero nell’attività economica ma si mette nel tuo letto. Un socialista ti lascia libero nel tuo letto ma si mette nella tua attività economica. Un libertario non si mette né con la tua attività economica né nel tuo letto”.

Non a caso, il nuovo presidente dell’Argentina ha teorizzato la possibilità di far vendere i propri organi a chiunque voglia, affermando che sia meglio poter avere la libertà di poter decidere, piuttosto che rimanere in uno stato di povertà. Inoltre, “ci sono 7.500 persone nel Paese che soffrono aspettando un trapianto, bisogna cercare un meccanismo di mercato per risolvere il problema”. Ciò nonostante, Milei si professa contrario all’aborto, seppur essendo favorevole alla vendita di bambini. “Il mercato già esiste, solo che è illegale” assicurò in una intervista dello scorso anno. Milei ha però affermato che non venderebbe mai suo figlio e che tutto dipende dalla società in cui si è, e il sentire della società rispetto a questo tema.

Gli endorsement di Musk, Trump e Bolsonaro al nuovo araldo della destra americana

Tra gli altri punti che lo accomunano ad altri leader di estrema destra del continente americano, c’è la volontà di rendere molto più flessibile la vendita di armi. Punto sul quale, con Bolsonaro e Trump, si è trovato fortemente d’accordo e, proprio dai due massimi esponenti della destra americana, è arrivato l’endorsement fin dalle prime battute della sua campagna elettorale. L’appoggio di maggior impatto, però, è giunto da Elon Musk, che ha parlato di Milei come la miglior scelta possibile per l’Argentina. Dal 10 dicembre si comincerà a scoprire se la ricetta del libertario Milei funziona e se può fare scuola.

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L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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