Monsieur le Président

Pubblicato il 9 Giugno 2012 alle 14:53 Autore: Andrea Iurato

Non è la prima volta che l’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi propone un cambio costituzionale verso la forma di governo transalpina e molti capiranno il perché. Egli si è spesso lamentato dei pochi (?) poteri che ha la figura del Presidente del Consiglio in Italia; logico quindi che guardasse con molta attenzione alla figura di Sovrano Democratico presente in Francia.

Appare quanto mai strano che in questo periodo di crisi dove, secondo il Censis, 9 milioni di italiani non si curano più per cercare di arrivare a fine mese, con la scure della Spending review pronta ad abbattersi sui Comuni e sui servizi essenziali, i nostri politici parlino di questo tipo di riforme costituzionali. Molti si aspettano, sempre con meno fiducia, i tanto sbandierati tagli dei parlamentari, sia nel numero sia nel loro stipendio, che dovrebbero, per forza di cose, avvenire con una seria riforma costituzionale. Invece le uniche riforme che essi hanno in mente sono quelle di concentrare sempre più forza e poteri in un’unica figura, lasciando del tutto fuori l’idea dei costituenti di un Presidente della Repubblica arbitro per farlo diventare giocatore a tutto campo.

Il PD, come spesso ormai accade, sta alla finestra, teso a fiutare gli umori dell’elettorato: anche se, viste le ultime uscite del partito sulle nomine AGCOM e RAI che hanno fatto esclamare a Prodi “la spinta di questo partito al suicidio non ha limiti” (corriere.it), non sembra più in grado di capire le esigenze minime dei cittadini. Bersani ha infatti detto che entro tre settimane si può fare l’accordo sulla legge elettorale, ma con il doppio turno, senza liste bloccate né semipresidenzialismo (almeno non in questo scorcio di legislatura).

Stranamente, gli unici ad appoggiare senza riserve il progetto del PDL sono i transfughi di FLI i quali, tramite Bocchino, fanno sapere di apprezzare la proposta di Berlusconi ed Alfano. Il tutto, letto con le ultime dichiarazioni di pezzi importanti del partito azzurro, vedi Giorgia Meloni, fanno pensare ad un riavvicinamento tra ex AN ed il partito di Fini.

Intanto, oltre due mesi sono passati da quando i presidenti di Camera e Senato si sono impegnati per attuare una riforma seria sul finanziamento ai partiti (peraltro,almeno in teoria, abolito da un referendum parecchi anni fa). Ma di questa,essenziale, riforma nemmeno l’ombra.

Insomma, in questa Italia industrialmente ai margini del G8, con la classe media sempre più povera, con una disoccupazione giovanile che tocca punte del 50% al Sud Italia, i partiti pensano ancora a spartirsi le nomine nelle società statali e ad attuare una riforma costituzionale di governo verso il semi-presidenzialismo che il nostro Paese, a parere di chi scrive, non può permettersi. Non possiamo togliere i pesi ed i contrappesi previsti dalla Costituzione soprattutto visto che gli Italiani hanno sempre maggiore fiducia nelle Istituzioni così come sono state plasmate dai costituenti, mentre la fiducia nei i partiti è ferma al 4%

Se i partiti continueranno con questa voglia di sopravvivere ad ogni costo ignorando le necessità essenziali del Paese a noi italiani non resterà che esclamare “Vive le Président!”

O no?

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