Perché privatizzare sarebbe un errore

Pubblicato il 18 Giugno 2012 alle 19:47 Autore: Giacomo Bottos

In questo quadro si inserisce l’intuizione di Enrico Mattei, a cui fu affidata l’Agip nel dopoguerra, riguardo alla quale l’opinione prevalente era di intraprenderne la liquidazione.  Mattei si oppose a questa ipotesi e, iniziando con una serie di rinvenimenti di gas naturale nella Pianura Padana, iniziò a sviluppare un programma di respiro geopolitico, che mirava ad assicurare all’Italia abbondanti rifornimenti di petrolio attraverso un canale indipendente e prezzi concorrenziali, che potessero sostenere lo sviluppo dell’industria. Iniziò così a stipulare una serie di accordi coi paesi produttori di petrolio, prevedendo condizioni molto più vantaggiose per la controparte di quelli praticati dalle principali compagnie mondiali che si spartivano il mercato. Morì nel 1962 in circostanze mai del tutto chiarite.

Col venir meno di questa generazione di imprenditori pubblici, animati da grande senso dello Stato e di missione, si fecero strada progressivamente comportamenti meno nobili e lungimiranti nella gestione dell’impresa pubblica. E fu sulla base di queste distorsioni che si svilupparono le posizioni che furono all’origine del grande programma di dimissioni attuato negli anni Novanta. Ma conoscere la storia serve a sfatare i miti di chi sostiene che vi sia una sorta di destino ineluttabile che determini una radicale inferiorità del pubblico nei confronti del privato. E serve anche a comprendere come queste questioni non vadano affrontate considerando unicamente il problema economico, ma come esse siano strettamente e profondamente legate a questioni di natura geopolitica e strategica. Prescindere da ciò in una fase di transizione e di crisi drammatica come la presente sarebbe una leggerezza imperdonabile.

L'autore: Giacomo Bottos

Nato a Venezia, è dottorando in filosofia a Pisa, presso la Scuola Normale Superiore. Altri articoli dell’autore sono disponibili su: http://tempiinteressanti.com Pagina FB: http://www.facebook.com/TempiInteressanti
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