Elezioni in Islanda, Grímsson ancora presidente

Pubblicato il 2 Luglio 2012 alle 11:44 Autore: Antonio Scafati

Più volte ha ripetuto che l’Articolo 26 rappresenta un caposaldo della democrazia islandese perché consente ai cittadini di avere l’ultima parola se c’è disaccordo con l’operato Parlamento.

Þóra Arnórsdóttir la pensa diversamente non tanto nella teoria (condivide l’idea di uno strumento che dia potere al popolo per bocciare una legge non condivisa) quanto nella pratica: in campagna elettorale ha dichiarati che si deve ricorrere all’Articolo 26 il meno possibile, solo in occasioni particolarissime. Spetta al presidente essere molto cauto nell’indire un referendum e spetta al Parlamento legiferare saggiamente affinché non vengano promulgate leggi controverse. Un atteggiamento che la dice lunga sull’idea che la Arnórsdóttir aveva della carica presidenziale, il cui unico scopo è contribuire all’unità nazionale agendo da attore superpartes. In sostanza il presidente dovrebbe fare meno politica di quanto accaduto negli ultimi anni.

Sull’adesione dell’Islanda all’Unione europea, ad esempio, la giornalista nel corso della campagna elettorale ha ripetuto spesso che schierarsi non è compito del presidente considerato che la carica presidenziale non è una carica politica. Grímsson ha una posizione diversa. Nelle settimane precedenti ha sfruttato le parole della Arnórsdóttir per accusarla di avere un’opinione poco chiara. La sua, invece, è chiarissima. Non lo convince entrare nell’Unione europea, teme la perdita di sovranità e non ha mai perso occasione per ribadirlo. La prassi vuole che il presidente sia fuori dal dibattito politico, ha più volte ammesso Grímsson, ma in un caso come questo il popolo deve conoscere l’opinione del proprio presidente, che con la sua esperienza politica può contribuire al dibattito.

È un presidente che negli ultimi anni ha saputo far parlare di sé, il vecchio Ólafur Ragnar Grímsson. Quando l’Islanda si è ritrovata nella tempesta della crisi finanziaria molti lo hanno dato per spacciato. Lui ha retto, con intelligenza politica. C’è chi aggiunge con spregiudicatezza. Probabile. Resta il fatto che è ancora lì e ci rimarrà.

Solo quattro anni fa il paese era ricco e felice: poi – praticamente da un momento all’altro – il crack finanziario. Un crack che non è stato ancora del tutto superato. Per questo Grímsson ha detto di aver deciso di ricandidarsi. Sedici anni di presidenza sarebbero stati più che sufficienti in normali circostanze ma, ha spiegato, c’è bisogno di una figura che sappia dare stabilità. Se le cose andranno meglio nell’immediato futuro, allora si fa farà da parte senza concludere il suo mandato. Se poi sarà di parola staremo a vedere.

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L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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