Referendum PD, Civati all’attacco

Pubblicato il 25 Luglio 2012 alle 18:20 Autore: Matteo Patané

Contrariamente a molte simili iniziative persesi nel nulla, Civati mantiene la promessa e pubblica un vademecum sul funzionamento dei referendum interni al PD, ne delinea con chiarezza la tipologia – raccolta firme presso gli iscritti, votazione aperta a tutti i simpatizzanti, tipologia di voto vincolante per l’azione politica del partito – e, sulla base della partecipazione alla scelta delle domande, evidenzia già i temi che saranno toccati dal referendum:

Quali sono i quesiti?
Nei giorni scorsi abbiamo fatto alcune proposte e aperto una riflessione allargata sui temi che ci sembravano più importanti per la proposta politica del PD. Tra questi, i diritti civili e il matrimonio gay, la riduzione dell’Irpef attraverso un’imposta sui patrimoni, un quesito sui grandi temi ambientali del Paese, la riduzione della spesa militare, il reddito di cittadinanza, la corruzione e la riforma della politica, e infine un quesito di indirizzo politico, dedicato all’alleanza con l’UdC e altre forze già al Governo con il centrodestra negli ultimi vent’anni. Proprio in questo momento una serie di esperti nei vari temi sta valutando la fattibilità dei quesiti e lavorando a una loro formulazione ufficiale e ammissibile. Contiamo di pubblicarli il prima possibile.

Lo stesso Civati, in questa seconda uscita sul tema, dimostra di essere ben conscio della portata che un referendum tra gli iscritti può avere sulla futura vita del partito, quando parla espressamente di alleanze e di proposte politiche semplici, forse incomplete, ma certamente molto concrete.

Sicuramente, vista la popolarità tanto delle proposte quanto del mezzo di espressione, l’unico ostacolo alla riuscita di questo progetto rischia di essere una scarsa diffusione dell’iniziativa, che impedisca di raggiungere le firme necessarie alla presentazione dei referendum oppure che releghi l’operazione ad una semplice formalità interna alla vita del partito. Sembra infatti difficile che il PD, se messo alle strette, possa e voglia sopportare la pubblicità negativa di aver accantonato una simile espressione di democrazia.
Civati lo sa bene, ed il tam tam mediatico, soprattutto su internet, è già iniziato. Sarà sufficiente? La storia recente insegna che lo spaccato dell’elettorato reale del PD è ben lontano dalla sua componente più informatizzata: i risultati di Marino alle primarie del 2009, che da quanto si poteva apprezzare dal web pareva essere un candidato con potenzialità molto maggiori dei suoi risultati reali, ne sono un monito costante.
Eppure si tratta forse di una delle ultime occasioni per vincolare una classe dirigente alla volontà popolare, attraerso uno strumento che costituisce forse la massima espressione democratica. Un’occasione da non perdere, un’occasione da non sprecare.

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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