Draghi, la tecnocrazia e la politica assente

Pubblicato il 10 Settembre 2012 alle 16:20 Autore: Matteo Patané
mario draghi

La linea di Draghi è la linea dell’irreversibilità dell’euro, e soprattutto della preservazione dell’integrità della moneta unica, e tale linea ha prevalso – forse definitivamente – sui fautori della linea di una moneta a due velocità, teorizzata prevalentemente dalla Germania e che prevedeva sostanzialmente di abbandonare al proprio destino i Paesi poco virtuosi.

La vittoria di Mario Draghi non è tuttavia stata esente da polemiche: la votazione all’Eurotower non è infatti stata unanime, ma si è conclusa con il voto contrario – sebbene il Presidente della BCE non abbia fatto nomi – del presidente della Bundesbank Jens Weidmann, lo stesso che era arrivato non molti giorni fa a minacciare le proprie dimissioni se avesse prevalso la linea Draghi alla BCE.
La stampa tedesca si è scatenata, soprattutto a destra: il quotidiano conservatore Frankfurter Allgemeine Zeitung pubblica sull’edizione odierna un duro editoriale a firma del codirettore Holger Steltzner, in cui sostanzialmente si mette in guardia contro una “lirizzazione” dell’euro, si criticano con veemenza le politiche intraprese dalla BCE e si condannano i politici dell’intera Europa, quelli del Sud che potranno proseguire con le loro politiche spendaccione, e quelli del Nord che potranno ripararsi dietro lo scudo della BCE quando i loro elettori verranno a chiedere il conto dei soldi finiti nelle casse di Paesi meno virtuosi. Addirittura, poiché il nuovo programma della BCE avrà come prerequisito l’ESM, l’articolo arriva a sperare che la sentenza della Corte Costituzionale tedesca del 12 settembre affossi il fondo salva-stati, in modo da bloccare sul nascere questa nuova iniziativa.

L’articolo, naturalmente, è impregnato del dogmatismo monetario che ha sempre caratterizzato – talvolta anche in maniera ipocrita – la politica della Bundesbank, ma il punto forse più saliente si trova al momento dell’attacco alla classe politica, in cui sfiora senza però affrontare il nodo cruciale: Steltzner lamenta l’ignavia dei politici che potranno permettersi di giustificare i propri fallimenti dietro l’ombrello della BCE, ma non arriva a cogliere – o forse non considera un punto degno di nota – che tutte le manovre della BCE sono prevalentemente dovute all’assenza di una struttura politica degna di questo nome a livello continentale.
Ha ragione l’editorialista tedesco ad affermare che la BCE entrerà direttamente, con le novità degli ultimi giorni, nella politica fiscale dei singoli Paesi, ma non arriva a cogliere quanto sia anomalo che la detta politica fiscale (ed economica in generale) venga analizzata, valutata ed eventualmente premiata da enti per loro stessa natura non democratici come BCE e FMI.
È vero, e deve far riflettere, che i semi della governance economica europea stanno nascendo da un istituto prettamente tecnico e tecnocratico, ed è vero che l’UE si sta muovendo a rapidi passi verso una forma di governo privata, non democratica e sostanzialmente plutocratica; ma di questo nei giornali tedeschi non c’è traccia. Soprattutto non dice, ma forse non può dire, delle responsabilità di una simile situazione, che sono unicamente da imputare alla politica, a due decenni di immobilità nella costruzione degli Stati Uniti d’Europa dovuta al continuo gioco di veti e ripicche che i Paesi maggiori, che maggiormente ritenevano di avere da perdere dalla cessione delle proprie prerogative nazionali ad un organismo superiore, hanno imposto da ormai un ventennio. La Germania, in questo, è sempre stata in prima linea, e per questa ragione deve essere considerata responsabile della crisi al pari dei PIIGS: se questi infatti hanno prodotto la massa di debito che ora rischia di travolgere l’Europa, la Germania ha fatto sì che l’Europa fosse una capanna costruita sulla sabbia anziché un castello.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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