L’Odissea di TBI: e se ti spengo la libertà di espressione?

Pubblicato il 24 Ottobre 2012 alle 13:50 Autore: Marco Residori
TBI

Dall’altra i censori che lo hanno ricollocato, dandone una giustificazione di mercato, in pacchetti-tv più onerosi e quindi seguiti da una percentuale di pubblico inferiore. Circa l’80% dei provider via cavo ha deciso infatti di non offrire più il servizio di trasmissione o di offrirlo in maniera diversa a TBI. Ciò ha comportato un danno economico alla testata (l’audience è sceso da 13 a 9 mln di telespettatori) e un danno politico all’imparzialità della campagna elettorale (TBI, nel panorama elettoral-televisivo ucraino, era l’unica testata che offriva adeguato spazio all’opposizione). Il Consiglio Nazionale su Radio e Televisione, così come gli stessi operatori delle telecomunicazioni, respingendo al mittente le accuse di pressione politica, hanno giustificato la loro colpevole scelta sostenendo la presenza di “problemi tecnici nella trasmissione” o di “semplici ragioni di mercato”. Sembra fossero pronti anche ad addurre l’abusata scusa “mi è morto il gatto” ma, dopo un ripensamento, si sono convinti che ciò sarebbe stato troppo anche per chi ha più volte dimostrato di trattare l’indipendenza e la libertà dei media come un peccato da purgare.

L'autore: Marco Residori

Marco Residori, studente presso il corso di laurea "Mass media e Politica" della facoltà di Scienze politiche "Roberto Ruffilli" (unibo), nato nel 1988 e cresciuto a Milano. Aree di interesse/ricerca: sociologia dei consumi culturali e comunicativi, zone di frontiera tra ue-nuova europa (nuove russie e balcani) attualmente vive in Ukraina. Il suo blog personale è "Crossbordering"
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