PD, confronto tv tra i candidati: tutte le domande e le risposte

Pubblicato il 16 Ottobre 2009 alle 12:27 Autore: Redazione

Franceschini: “abbiamo dato una grande prova di maturità collettiva, scegliendo il segretario in modo trasparente e partecipato. Le primarie sono una prova di apertura: non abbiamo paura dei nostri elettori. Se sarò rieletto segretario non toglierò mai al popolo delle primarie il diritto di scegliere il leader. Il nostro statuto è un po’ barocco. Non so se mi conviene o non mi conviene e non mi interessa: io so che chi il 25 ottobre prenderà un solo voto in più degli altri dovrà diventare il segretario del Pd. E’ il modo migliore per riconoscere la sovranità dei nostri elettori. Chiunque vincerà avrà il sostegno leale degli altri. Marino il 5 ottobre ci aveva proposto di accettare il risultato delle primarie, qualunque esso sia. Spero che non abbia cambiato idea”

Marino: “io ho una visione diversa. Le regole non si cambiano in corsa. Vengo da una cultura, quella anglosassone, in cui le regole sono stabilite all’inizio e non si cambiano durante la partita. Verso il 20 luglio chiesi di allungare il periodo delle iscrizioni al Pd, perché si stavano iscrivendo molte persone. Mi hanno detto ‘le regole sono regole’, e io ho detto ‘giusto, non prolunghiamo il periodo per le iscrizioni’. Se poi si volevano cambiare le regole si poteva porre il problema domenica davanti al congresso degli iscritti e chiedere un voto. Mi sono reso conto che il secondo passo era ‘vabbe’, a questo punto, o votiamo Franceschini o Bersani e lasciamo da parte Marino’. Ho chiamato Michele Meta, che coordina il nostro lavoro, e gli ho chiesto di sentire le persone nei territori. E lui mi ha detto che tutti la pensano come me e come te: non possiamo essere marginalizzati, bisogna rispettare le regole. Vorrei dire a Dario: la mia non è una questione di cercare di essere l’ago della bilancia, la mia è la questione di qualcuno che corre per le idee, per dimostrare quanto sono importanti e quanta laicità c’è nel nostro partito e fare un confronto politico.

3a DOMANDA: “bocciatura della legge sull’omofobia e polemiche causate dalla Binetti. Secondo voi è opportuno definire dei temi su cui è giusto lasciare libertà di coscienza ai parlamentari?”

Franceschini: “non possono essere tutti d’accordo su tutto. Un grande partito vuol dire far convivere le diversità, rispettarle e fare la sintesi. Da segretario ho rotto il tabù che impediva il voto nel Pd, risolvendo problemi come l’appartenenza al Parlamento europeo. Dobbiamo dialogare, ascoltare e poi assumere una decisione con un voto, rispettando le posizioni diverse su alcuni temi. Non si può imporre la disciplina quando va contro la coscienza. Ma quello della Binetti non è un problema etico, siamo di fronte a una norma sacrosanta: cioè un’aggravante di pena per chi aggredisce persone solo perché hanno un diverso orientamento sessuale. La lotta contro le discriminazioni è un principio fondativo del Pd, non c’entra la libertà di coscienza. C’è un problema serio e bisogna parlarsi chiaro”.

Marino: “per far vivere insieme le diverse anime di un partito democratico ci vuole un metodo di lavoro laico. Ci si siede intorno a un tavolo, ciascuno porta il suo contributo e poi alla fine si prende una decisione. La decisione si prende, se non si riesce a trovare una linea unica, con un voto. Anche in commissioen SAnità di recente Dorina Bianchi ha votato assieme alla destra sulla pillola RU486, e non aveva certamente il sostegno della maggioranza del nostro gruppo. Noi dobbiamo definire l’identità del nostro partito ma con principi fondamentali. L’uguaglianza è un motivo identitario che dev’essere nel DNA del Pd. Se non ci credi non puoi stare nel Pd. E chi non si sente laico dentro il cuore a questo giro perché non li lasciamo a casa?”

Bersani: “1° punto, le anime. Non possiamo fare un partito tutti gli anni. L’obiettivo è dare un’identità al Pd, identità sociale, civica, liberale, laica. Bisogna consegnare il bambino nuovo alle nuove generazioni. Avremmo dovuto già attrezzarci con regole: non lo ordina il dottore di fare il parlamentare. Se sei lì non puoi ragionare solo per la tua coscienza, devi accettare una disciplina. Vale il vincolo di maggioranza salvo deroghe che vanno stabilite da un organo statutario. Non puoi invocare casi di coscienza su tutto. Ma è anche vero che questa struttura non ce l’abbiamo ancora ed è ora di darsela rapidamente”.

4° DOMANDA: “la Binetti deve uscire dal partito? E poi: le unioni civili devono essere uguali a quelle fondate sul matrimonio? Eutanasia, testamento biologico?”

Marino: “io sono per un partito che dica sì al sì e no al no. Ci vogliono posizioni chiare e nette. Sul testamento biologico ho una posizione chiara. Ognuno di noi deve poter indicare quali terapie vuole seguire e quali no. Siamo in ritardo rispetto all’Europa nel riconoscimento dei diritti civili: le unioni civili vanno regolamentate. Prenderei come modello quelle inglesi. Questi temi devono essere discussi guardando ad altri aspetti: io sono favorevole all’adozione per i single, se ci sono regole che tengono conto dell’interesse del bambino adottato. E sono aperto a ridiscutere la questione delle droghe e a depenalizzare le droghe leggere. Questi temi devono essere affrontati nel Pd e il Pd deve avere risposte chiare. Per quanto riguarda l’eutanasia io sono contrario come uomo, come medico e come politico. Il problema di Paola Binetti doveva essere risolto 2 anni fa quando votò contro alla fiducia al governo di Romano Prodi”.

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