Ucraina, la nascita dell’ignota: la società patriarcale

Pubblicato il 27 Novembre 2012 alle 15:23 Autore: Marco Residori

Gli uomini guardano agli oligarchi. Le donne, alle sgualdrine che li accompagnano. I primi, infatti, impiegano i capitali derivati dal migratorio Superenalotto familiare al fine di ottenere gli illegali privilegi utili al consolidamento dei loro nascenti business. In coerenza con il necessario restyling imposto dalla nuova posizione pretesamente assunta devolvono inoltre la parte restante degli stessi all’acquisto di beni di consumo legittimanti il nuovo preteso status. Orologi, macchine, vestiti, locali frequentati, persone frequentate. E qui arriviamo alle sgualdrine di poco sopra. Ogni oligarca, o presunto tale, che si rispetti deve infatti annoverare nel proprio paniere di status anche una compagnia femminile adatta a legittimare la propria scalata sociale. Qui nasce l’altra metà della miseria dovuta all’assenza di un modello di riferimento. Le ragazze, anch’esse incolpevolmente abbandonate dalle proprie madri, rimborsanti la propria assenza con laute rimesse economiche, impossibilitate inoltre ad intraprendere la mancanza di modelli proposta dai padri, si rivolgono altrove. E cosa trovano? Trovano le svergognate donne, più o meno giovani, che hanno barattato la propria dignità con l’agiatezza di status, offrendosi al bramoso desiderio socio-estetico degli oligarchi. Così, nelle pause tra una lezione universitaria e l’altra, concludono i loro strusci in negozi di cosmetica ed abbigliamento, sognanti di incontrare le personificazioni di una svolta sociale il sabato seguente in discoteca. Ribaltando radicalmente il modello di sacrificio proposto dalle loro madri, si congiungono ai nuovi potenti, o pretesi tali, accettando il ruolo di accomodanti casalinghe pienamente appaganti i desideri di coloro che oggi assicurano il sostentamento famigliare, i loro mariti. Essi, soddisfatti dei figuroni garantiti da un paniere di status arricchito da lussureggianti mogli, si riservano di mantenerne i loro vizi, lo shopping e la palestra, e di alleviare la noia delle loro giornate creando giocattolini-attività-economiche deputate, sotto l’egida delle nuove improvvisate imprenditrici, all’immediato fallimento.

Così è avvenuta la transizione dal modello socio-economico matriarcale a quello patriarcale. Le iniziali risorse che lo hanno attivato tra i ranghi della nascente classe media (i sacrifici esteri delle donne-madri) e la freschezza del fenomeno (meno di dieci anni) non permettono ad oggi di intenderlo come consolidato. La certezza è che, metastasicamente allargandosi, troverà presto radicamento e sviluppo in ampie fasce della popolazione, ufficializzando così la sua affermazione ed intensificando contemporaneamente le false convinzioni di una solo presunta futura classe media.

L'autore: Marco Residori

Marco Residori, studente presso il corso di laurea "Mass media e Politica" della facoltà di Scienze politiche "Roberto Ruffilli" (unibo), nato nel 1988 e cresciuto a Milano. Aree di interesse/ricerca: sociologia dei consumi culturali e comunicativi, zone di frontiera tra ue-nuova europa (nuove russie e balcani) attualmente vive in Ukraina. Il suo blog personale è "Crossbordering"
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