Marxisti tabacciani, comunisti reazionari e apparati: i significati di una nuova forma di satira

Pubblicato il 14 Dicembre 2012 alle 18:42 Autore: Giacomo Bottos

Questo progetto (purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista) è evidentemente fallito. Questa crisi che ha condotto allo sfaldarsi dei cardini ideologici della seconda Repubblica ancora prima che dei poteri politici che ad essa appartenevano, ha portato con sé un tentativo di riappropriarsi del passato dimenticato. Questa riappropriazione è collettiva ma vede in prima fila proprio quei giovani che il vecchio sistema della seconda Repubblica metteva al centro del proprio discorso (ma solo del proprio discorso) in vari modi.

Perchè questa riappropriazione assume la forma della satira? Per varie ragioni. In primo luogo perchè il linguaggio della satira è stato uno dei principali linguaggi con cui negli ultimi vent’anni si è parlato di politica. In un processo (che ho provato a ricostruire in questo articolo) di progressiva “iperpoliticizzazione” e democratizzazione della satira il linguaggio satirico tende ad autodistruggersi e a farsi l’unico spazio all’interno del quale la verità può essere detta, seppur in forma paradossale. L’esperienza di Spinoza.it è stata significativa in questo senso. Agganciandosi a notizie reali, ricalcando la forma del lancio di agenzia, le battute di Spinoza.it spingevano a prendere atto dell’intrinseca assurdità e “falsità” del mondo dell’informazione, della politica mediatizzata, dell’infotainment.

Qui la satira svolge una funzione opposta. Non obbligando a prendere sul serio tutto ciò che si dice, aiuta l’opinione pubblica a riprendere familiarità con un passato che contiene indubbiamente atrocità ed errori drammatici, ma che non può nemmeno essere schiacciato (specie per l’esperienza del comunismo italiano) sulla piattezza semplicistica della condanna generalizzata. Scherzare su un linguaggio, su delle immagini per riprendere familiarità con esse, per potere in futuro discernere tra di esse con beneficio d’inventario.
In modo da potersi congedare da ciò che di quella storia deve essere congedato e invece trattenere ciò che può essere utile per una costruzione futura, per la creazione di quelle nuove ideologie politiche nuove di cui abbiamo un disperato bisogno.

Sì, perchè ciò che in fondo questo tipo di satira esprime, al di là di tutto, è un fortissimo bisogno di Politica. Bisogna cercare le forme attraverso le quali questo desiderio di partecipazione può essere incanalato ed espresso. Recuperare il rapporto con la storia e con il pensiero del passato è in fondo funzionale alla costruzione di una nuova politica oggi, una politica che non prescinda dai nuovi linguaggi e dai nuovi media, ma che se ne serva.

Per questo, è inutile dirlo, il linguaggio della satira e i social network non basteranno. Ma le esigenze si esprimono con i linguaggi che si sono imparati e all’interno del mondo come lo si conosce. Una volta diagnosticata questa esigenza si dovrà prima o poi, a livello collettivo, fare un passo avanti.

Per dirla con il buon vecchio Carlo Marx: i comunicatori, gli analisti politici, i comici e i gestori di pagine Facebook hanno solo diversamente interpretato il mondo, si tratta ora di cambiarlo.

L'autore: Giacomo Bottos

Nato a Venezia, è dottorando in filosofia a Pisa, presso la Scuola Normale Superiore. Altri articoli dell’autore sono disponibili su: http://tempiinteressanti.com Pagina FB: http://www.facebook.com/TempiInteressanti
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