Bambine e concorsi di bellezza in America: risultati di una ricerca

Pubblicato il 28 Dicembre 2012 alle 13:24 Autore: Nadia Ruggiero
il reality toddlers and tiaras

Le imposizioni continuano dietro le quinte, dove alle bambine viene negata la pausa-pranzo e proibito di addormentarsi, poiché questo potrebbe compromettere il loro aspetto. Per tenerle sveglie fino al momento dell’incoronazione della reginetta, i genitori somministrano loro bevande energizzanti a base di caffeina, definite “crack da concorso”. Ipercritici verso i difetti delle proprie bambine, alcuni di essi minacciano persino di punirle per scarso rendimento.

http://www.youtube.com/watch?v=ePv1X7RxU8c

L’accusa di “sessualizzazione” che è stata rivolta al reality Toddlers and Tiaras è stata in larga parte alimentata anche dagli sketch in cui le partecipanti si esibiscono. Un caso clamoroso è stato quello della bambina che ha sfilato, tra l’ilarità di pubblico e giurati, vestita come Julia Roberts in Pretty Woman.

http://www.youtube.com/watch?v=QAxEt5YL8w4

Qual è, dunque, la ragione che spinge un gran numero di genitori ad iscrivere le proprie figlie ai concorsi di bellezza, considerando che i costi della partecipazione delle concorrenti sono elevatissimi e vengono affrontati direttamente dalle famiglie? Come mai questo avviene anche se spesso le spese sostenute superano il maggiore premio in denaro?

In uno studio pubblicato lo scorso novembre (Princess by Proxy: What Child Beauty Pageants Teach Girls About Self-Worth and What We Can Do About It), la ricercatrice americana Martina M. Cartwright, esperta nutrizionista, spiega che, se è del tutto normale che i genitori provino soddisfazione e orgoglio per i successi dei figli, il loro atteggiamento diventa patologico quando questi cominciano a vivere indirettamente attraverso le realizzazioni dei propri bambini e bambine e perdono la capacità di riconoscerne l’individualità e i limiti. Mossi dal desiderio di fama e dalla prospettiva di guadagni economici, essi finiscono con l’accantonare completamente il loro naturale istinto di protezione dei figli.

Anche le conseguenze di un simile atteggiamento sono pericolose, poiché il malsano desiderio di perfezione fisica proiettato dai genitori sulle proprie bambine, secondo la Cartwright, può portarle, in età adulta, ad uno scarso senso dell’autostima e all’insoddisfazione per il proprio corpo.

Inserendo nei comuni motori di ricerca Toddlers and Tiaras, si scoprirà che il web è disseminato di video che mostrano mamme modello Princess by proxy, ovvero “Principesse per delega”, che mimano alle proprie bambine i passi di un balletto e antepongono la loro partecipazione ai concorsi al loro stesso benessere, ignorandone i capricci che in casi estremi possono tramutarsi in aggressività e ribellione.

Cosa vorresti fare da grande? è una domanda che non si addice ai baby-concorrenti di qualunque sesso ed età. Nel loro caso le distanze temporali si accorciano e il vissuto anticipa lo sforzo di proiettarsi nel futuro. La realtà che supera la finzione rende obsoleti anche i “giochi di ruolo”, in cui il microfono impugnato è un giocattolo di plastica e gli abiti e i gioielli indossati per sfilare vengono trafugati dai guardaroba e dai comò delle mamme.

In questa perdita di naturali passaggi infantili, non varrà forse la pena di ricordare ai propri figli che valgono al di là di ciò che sono in grado di esibire durante una performance? Non sarà, forse, opportuno lasciare loro l’idea che i riconoscimenti legati ad altre qualità contino più di quelli legati all’apparenza? Ricordiamoci che il diritto all’infanzia prevede che le bambine ad una certa età giochino con le bambole e non che lo diventino loro stesse. Little girls are supposed to play with dolls, not be dolls.

L'autore: Nadia Ruggiero

Di origini campane, si è specializzata in Mass Media e Comunicazione presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II e ha conseguito il master Social Media Marketing & Digital Communication alla IULM di Milano. Giornalista pubblicista iscritta all'Albo, per la testata online Termometro Politico ha inaugurato le rubriche culturali e contribuito alla redazione di numerosi articoli. Come addetta stampa ha curato una campagna di comunicazione per il lancio di un progetto musicale basato sul crowdfunding. Vive e lavora a Bologna.
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