Berlusconi, l’underdog che potrebbe chiudere Equitalia

Pubblicato il 15 Gennaio 2013 alle 19:01 Autore: Carlandrea Poli

Berlusconi vince inaspettatamente nel 1994, perde inaspettatamente le elezioni nel 1996 (quando viene segnalato dai sondaggi in vantaggio), compie una coriacea traversata nel deserto fino alla vittoria del 2001. Trionfale, anche troppo. Così che dopo due anni è già cotto a puntino nella dialettica della maggioranza, con la testa troppo rivolta ad accreditarsi come trait d’union fra Stati Uniti e Russia. Travolto nelle Regionali del 2005 riemerge con la scoppiettante rimonta alle Politiche del 2006.

Rimonta è il termine che si lega inevitabilmente al fenomeno elettorale e politico di Berlusconi. Una dote messa in lustro sette anni fa alle Politiche e diciasette mese più tardi, quando riemerge dallo smarrimento all’opposizione sul finire del 2007 con la costituzione del partito unico dei moderati annunciato dal predellino della sua Mercedes. Così il 2008-2009 è il biennio dell’imbattibilità nelle urne. Un personaggio però che quando ritocca la vetta è di nuovo pronto a ripiombare nel fondale del discredito e della distruzione del suo potere. Dal discorso del consenso record a Onna al Noemigate passano pochi giorni. In America, Berlusconi anche per la resurrezione di questi giorni verrebbe studiato come campione degli underdog. E qualche psicologo di ambito gestaltico ci troverebbe in tutto ciò un chiaro copione di vita: partire sottovalutato, rimontare, vincere e avere di nuovo bisogno di una rimonta al punto di farsi del male da solo o di avere bisogno di essere vittima.

Il fondatore della Gestalt, Fritz Perls

Il primo aspetto lo abbiamo visto in azione dopo il duello tv con Prodi nel 2006 quando insultò gli elettori del centrosinistra. Il Berlusconi come vittima potremmo vederlo in azione a ridosso del voto, magari dopo una condanna nel processo sul Rubygate (la scelta di non sospendere le udienze durante la campagna farà meglio al Cav piuttosto che ai suoi avversari) e la promessa di una santa alleanza post-elettorale fra Monti e Bersani.

Come tutti i copioni ovviamente funziona ad una condizione: che gli altri attori in scena scelgano di attenersi pedissequamente alla sceneggiatura scritta dal protagonista-underdog. E il segretario del Partito Democratico già nel corso delle primarie di Italia Bene Comune ha saputo ben destreggiarsi di fronte ad un copione simile: con Renzi, che l’aveva pressoché agguantato a metà ottobre ha atteso il primo vero scivolone per ricacciarlo indietro di 20 punti percentuali. Avrà bisogno di fare altrettanto con Berlusconi, non cadendo nella tentazione di prendere alla leggera né le issues sollevate né la tempra di chi partendo da una sconfitta ha tutto da sorridere da ogni minima conquista quotidiana.

L'autore: Carlandrea Poli

Nato a Prato il 27/06/1987 giornalista pubblicista, ha cominciato a collaborare con alcune testate locali della sua città per poi approdare al Tirreno. Appassionato delle molte sfaccettature della politica, ha una predilezione per la comunicazione, l'economia e il diritto. Adora il neomonetarismo, l'antiautoritarismo della scuola di Francoforte e prova a intonare nel tempo libero con scarso successo le canzoni di Elisa Toffoli. Su Twitter è @CarlandreaAdam
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