Scandinavia tra giacimenti petroliferi ed estrazione di uranio.
Scandinavia: Danimarca
La politica energetica tiene banco anche in Danimarca. Kuupik Kleist, Primo Ministro della Groenlandia, ha annunciato che si andrà al voto il prossimo 12 marzo: quel giorno verrà rinnovato il Parlamento della Groenlandia. E Copenaghen è meno lontana di quanto faccia pensare la geografia.
A Nuuk si vota in un momento delicato: i progetti di sfruttamento delle ingenti risorse minerarie tengono banco. In pole position ci sono le compagnie straniere, cinesi soprattutto. Copenhagen è in ritardo ma ha un ruolo decisivo. Poiché la Groenlandia fa parte del Regno di Danimarca, su molte cose l’ultima parola spetta a Copenhagen.
E non si tratta di dettagli: ad esempio spetta alla Danimarca revocare il bando che impedisce l’estrazione di uranio. Insomma non argomenti di poco conto e infatti in Danimarca le posizioni politiche sono divergenti. C’è però la consapevolezza di avere accumulato un ritardo.
Un mea culpa espresso nelle scorse settimane soprattutto dai conservatori che hanno governato tra il 2001 al 2011: mentre le grandi potenze mondiali stringevano accordi con la Groenlandia per farsi trovare pronte nel momento in cui si potrà cominciare a sfruttare il terreno, Copenhagen è stata a guardare.
Scandinavia: Islanda
Intanto in Islanda Árni Páll Árnason è stato eletto nuovo leader dei socialdemocratici. Prende il posto della attuale premier Jóhanna Sigurðardóttir. L’ex ministro degli Affari economici avrà il compito di guidare i suoi alle elezioni politiche della prossima primavera. Un compito difficilissimo, considerato che gli ultimi sondaggi danni i laburisti tra il 16 e il 12%.