La proposta Bersani e la volontà di Napolitano

Pubblicato il 12 Marzo 2013 alle 10:08 Autore: Redazione

La proposta di Bersani (approvata nell’ultima direzione nazionale PD) di chiedere la fiducia in Parlamento per un Governo di scopo fondato su otto punti programmatici, comprenderebbe l’ipotesi di un Governo Bersani senza fiducia della durata di alcuni mesi, rimanendo nel solco della Costituzione.

Se dopo le consultazioni, infatti, il Presidente della Repubblica Napolitano decidesse di affidare al segretario PD l’incarico di formare un nuovo Governo, Pierluigi Bersani potrebbe decidere di formare un Governo e presentarsi alle Camere per chiedere la fiducia, pur sapendo di non poter ottenere il voto favorevole del Movimento 5 Stelle e quindi di essere “sfiduciato” ancor prima di iniziare.

L’esecutivo in carica sarebbe allora il nuovo Governo Bersani, che diverrebbe immediatamente “dimissionario” e nella sostanza si sostituirebbe all’attuale Governo Monti nel disbrigo degli affari correnti. A quel punto, si aprirebbero nuove consultazioni, ma accertata l’impossibilità di poter dare vita ad un nuovo Governo in grado di raccogliere la maggioranza in entrambe le Camere, spetterebbe al prossimo Presidente della Repubblica (Napolitano come noto non può farlo) la scelta di sciogliere le Camere per poi indire nuove elezioni. Il tutto con in carica un ipotetico “Governo Bersani”.

Questa ipotesi, che costituirebbe in qualche maniera una forzatura alla prassi costituzionale che sconsiglierebbe di affidare l’incarico per formare un Governo “nato morto”, per realizzarsi dovrebbe ovviamente trovare la complicità di Napolitano, il quale, in assenza di possibili maggioranze, potrebbe scegliere piuttosto di mantenere in vita l’esecutivo Monti. A meno che, come circola voce in queste ore, lo stesso Mario Monti non venisse eletto alla carica di Presidente del Senato: ipotesi che lo obbligherebbe a lasciare Palazzo Chigi e renderebbe impossibile una “proroga” del suo Governo.

Un Governo Bersani in carica senza fiducia da qui alle elezioni offrirebbe quindi una strategia al Partito Democratico nella lunga campagna elettorale per le nuove elezioni. Al Governo sarebbe consentito “il disbrigo degli affari correnti”, ovvero l’adozione di atti imposti dal rispetto di vincoli europei, l’effettuazione di nomine, il varo di decreti legislativi in scadenza e di decreti-legge in casi di urgenza, nonché la partecipazione a vertici internazionali.

Ma il “gioco” si sposterebbe in Parlamento, dove il centrosinistra porterebbe le proposte contenute negli otto punti alla base del “tentativo Bersani” e su questi chiederebbe il sostegno dei parlamentari grillini. In questa maniera il PD e i suoi alleati si ritroverebbero in questi mesi a poter “dare le carte” e cercare di trarne vantaggi davanti all’elettorato (o quantomeno mettere in evidenza l’eventuale irresponsabilità grillina), potendo nel frattempo prepararsi (con un ritorno di Renzi?) alle imminenti elezioni.

Francesco Anania

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