Partito Democratico tra fratture rischio scissione e consultazioni
Renzi dice di approvare un governo di unità nazionale, “ma che duri solo un anno, per cambiare la legge elettorale e varare i più importanti provvedimenti”. Renzi, inoltre, propone una riforma costituzionale che porti ad un presidenzialismo, usando un metodo elettorale simile a quello delle comunali, che, secondo il sindaco, consegna una forte e chiara maggioranza mostrando all’elettore chi andrà poi a governare.
Nel Partito Democratico, che oggi pomeriggio ha un’importante direzione nazionale, ormai non si contano più i gruppi autonomi interni al partito. Resiste l’area popolare in forte sofferenza. Ha tra i propri padri nobili Franco Marini. E tra gli esponenti di punta Beppe Fioroni.
Ci sono i bersaniani che sarebbe meglio definire gli uomini del segretario. Sono le persone con cui Bersani ha condiviso più che con altri le scelte delle ultime settimane: tra loro Errani, Migliavacca e Stumpo. Attivi e presenti i deputati vicini ad Enrico Letta: Boccia su tutti. Ma crescono anche i cosiddetti “renziani”. Graziano Del Rio e Simona Bonafè per fare qualche nome.
Un altro gruppo che sta facendo molto discutere è composto dai “giovani turchi”. Fassina, Orlando, Orfini. Tutti chiamati da Bersani a collaborare nell’ultima segreteria oggi critici verso le ultime mosse del segretario. Molto interessati al dopo-Bersani. Poi ci sono deputati legati ai big: Prodi, D’Alema, Veltroni, Bindi. E tanti altri che seguono una linea autonoma in base agli eventi. Forse i centouno deputati di cui più volte si è parlato nei giorni scorsi sono più il frutto di singole posizioni che di regie e trame ordite da singoli soggetti.
Francesco Di Matteo