Navigando Lo Spread

Pubblicato il 31 Luglio 2011 alle 09:48 Autore: Lorenzo Newman

Spieghiamo cosa misura lo spread e guardiamo il suo recente andamento a confronto con variabili economiche e politiche

spread torna sotto i 200 punti

Eppure, i fatti sembrerebbero scongiurare questa possibilità. Come fa notare la Consob, le vendite effettive hanno superato molto le vendite allo scoperto. Quest’ultime sono contratti che impegnano a ricomprare il titolo a una data successiva prestabilita. Le vendite effettive sono segno di una reale paura nel detenere il nostro debito. Le vendite allo scoperto invece corrispondono ad una scommessa e dunque esattamente alla tanta chiacchierata speculazione. Non a caso vengono spesso proibite in momenti di crisi.

Spiegare l’andamento

L’assenza di vendite allo scoperto in grandi numeri, unita alla mancanza d’urgenza di finanziare il nostro debito indica che una reale paura della nostra situazione purtroppo c’è. In particolare, gli analisti, le istituzioni internazionali, pongono l’accento su due problemi: l’enormità del nostro debito e la mancanza di una qualsiasi crescita economica che ci permetta di finanziarlo meglio.

Niente di nuovo sotto il sole: è accaduto qualcosa nei primi di giugno tale da impaurire i mercati a proposito di queste due variabili? In apparenza no. Il debito e la stagnazione economica sono problemi ormai tristemente endemici per l’Italia da almeno 10 anni.

Eppure lo spread con la Germania è diventato di una grandezza rilevante (superiore al 0.5%) soltanto dal 2008. Dal maggio del 2010 al giugno 2011 cresce gradualmente per arrivare a 1.6% e a luglio l’improvvisa schizzata per toccare un picco di 3.5%.

È stata una combinazione di eventi esteri e domestici a far diventare, dapprima soltanto contemplabile, ed ora possibile, un default italiano.

spread

Fino al caldo autunno del 2008, l’esistenza dell’Euro sembrava precludere una qualsiasi chance di default di un paese dell’Eurozona. Molti nel mondo accademico avevano sostenuto fino allora che fosse addirittura teoricamente impossibile. La crisi ha aperto ogni scenario e fatto si che tanti paesi come l’Italia che avevano approfittato dell’Euro per finanziare i loro debiti a tassi bassissimi iniziassero a pagare i dubbi sulla tenuta dei loro conti pubblici.

Questa situazione si è subito resa grave in Grecia. La crisi Greca del Maggio 2010 è stato l’impulso che ha fatto registrare il primo sussultino di spread italiano. La successiva crescita dello spread si spiega con la paura che la situazione in Grecia, Portogallo e Irlanda potesse contagiare le banche italiane e di conseguenza lo Stato. Ma le banche italiane sono al massimo solo moderatamente esposte.

Concludiamo allora che gli eventi dei primi di Luglio riflettono non un cambiamento macroeconomico ma un mutamento politico.

Proprio in questi giorni il Presidente del Consiglio, la cui tenuta di governo è ormai debole, mostra pubblicissimi segni di stizza nei confronti del Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Quest’ultimo era percepito come il principale garante di un rigore fiscale. Inotre, i risultati negativi delle recenti amministrative e del referendum sembrano anch’esse porre le condizioni per una largesse di spesa pubblica.

Ricordiamo che lo spread non misura il rapporto debito/PIL né altre variabili calcolabili. È una misura di fiducia. Questo dipende dapprima della capacità a lungo termine del governo di mantenere un rigore fiscale. Ed è solo da poche settimane che sono seriamente in dubbio non solo rigore fiscale ma anche governo stesso (Tremonti in particolare).

Non serve che le variabili macroeconomiche cambino. Basta un segnale così piccolo, un Presidente del Consiglio che nega qualsiasi sostegno ad un Ministro del Tesoro (già possibilmente coinvolto in guai giudiziari) perché questa fiducia crolli. E qui i mercati non attaccano, non speculano, ma tremano.

 

(hanno collaborato Gianluca Borrelli e Matteo Patanè)

L'autore: Lorenzo Newman

Patito di policy. Nasce a Roma nel 1988. Laurea in Economia e Scienze Politiche al Trinity College di Dublino. Attualmente sta conseguendo un Master in Economia dello Sviluppo alla London School of Economics. Ama follemente la Roma e le donne in politica.
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