Varoufakis e Istituto Sanders lanciano l’Internazionale Progressista

Pubblicato il 13 Maggio 2020 alle 10:12 Autore: Dario Trimarchi

Una nuova “Internazionale Progressista” è stata lanciata lunedì dopo una serie di annunci iniziati a Novembre di quest’anno.

Questo progetto si propone di unire movimenti, think-tanks, testate giornalistiche e importanti figure del mondo culturale e politico che condividano un’idea progressista della società.
Originato da un’idea dell’ex-ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, il quale aveva auspicato la formazione di un’alleanza progressista a livello globale, il movimento ha ora preso forma. Fondamentale è stato il contributo di Bernie Sanders, candidato sconfitto alle primarie Democratiche 2020 da Joe Biden, i cui interventi contro lo stato attuale dell’economia globale avevano spinto Varoufakis a proporre una collaborazione.


Il Manifesto del movimento è stato lanciato dall’organizzazione progressista europea DiEM25 (di cui Varoufakis è cofondatore) e dal Sanders Institute, think-tank di stampo progressista fondato da Jane Sanders, moglie di Bernie Sanders.

 

Bernie Sanders con la moglie Jane

 

Attualmente, il movimento ha registrato l’interesse e la partecipazione da parte di importanti personaggi del mondo politico e culturale. Fra i tanti spiccano i seguenti nomi: Noam Chomsky, filosofo e attivista politico, Fernando Haddad, candidato alle elezioni presidenziali brasiliane del 2018 contro Jair Bolsonaro, Katrín Jakobsdóttir, primo ministro Islandese, e molte altre figure politiche, dirigenti e ministri in vari governi dell’America Latina.

Rilevanti dal punto di vista della cronaca Italiana sono la partecipazione del periodico italiano “L’Internazionale” e di Carola Rackete, attivista tedesca nel salvataggio dei migranti, che era stata protagonista di uno scontro con l’allora Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per l’attracco della nave Sea Watch 3.
Il nuovo movimento si propone di creare un fronte unito contro la nuova destra sovranista, senza però portare avanti una lotta in difesa dello status quo. L’Internazionale Progressista, infatti, ha duramente criticato il sistema attuale, definito nel manifesto come una “globalizzazione senza limiti” che avrebbe portato a “crisi finanziarie, inutili guerre e un disastroso cambiamento climatico ”.

L’organizzazione si propone di combattere le disuguaglianze e lo sfruttamento, e di portare avanti la lotta in difesa dell’ambiente. Per affrontare quest’ultimo punto è stato proposto un piano d’investimenti e di riforma dell’economia, denominato “Green New Deal”. Il movimento si definisce anche Post-Capitalista, per marcare la sua posizione di superamento della struttura attuale dell’economia globale. Come annunciato da Varoufakis mesi prima della formazione dell’Internazionale Progressista, il piano è quello di creare un nuovo consenso globale e un nuovo assetto istituzionale, basato sul concetto di economia collaborativa: “un New Deal internazionale, un nuovo e progressista Bretton Woods”.

Il primo congresso dell’organizzazione si dovrebbe tenere nella capitale Islandese, Reikiavik, e sarà ospitato dal partito del primo ministro Katrín Jakobsdóttir (Sinistra-Movimento Verde). L’Internazionale Progressista rifiuta finanziamenti da parte dei gruppi che essa identifica come lobbies, tra le quali aziende farmaceutiche, imprese di combustibili fossili e multinazionali nel campo della tecnologia. Si propone dunque di finanziarsi quasi interamente tramite donazioni e contributi da parte dei membri