Governi sull’orlo di una crisi di nervi: la settimana scandinava

Pubblicato il 4 Luglio 2013 alle 12:20 Autore: Antonio Scafati

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Anche dall’altra parte del mar Baltico, in Finlandia, è l’opposizione a guadagnare punti. Sono sempre di più quelli che dicono di essere pronti votare il Partito di Centro (al 21,5 per cento) o i Veri Finlandesi (al 18,6 per cento), gli unici due partiti fuori dal governo multicolore del premier Katainen.

Colpa dell’economia che non gira, vero, ma forse questi numeri vanno spiegati pure con la natura stessa di un governo di “larghe intese” che è stato il risultato di un’elezione dagli esiti molto complicati. L’attuale esecutivo è guidato dal Partito di Coalizione Nazionale e dai Laburisti: uno di centro-destra e uno di centro-sinistra. Dietro di loro altri quattro partiti altrettanto diversi. Se è vero che in Finlandia storicamente prevalgono le coalizioni, è ancor più vero che stavolta la squadra di governo è piuttosto eterogenea.

Timo Soini: guida il partito dei Veri Finlandesi

Timo Soini: guida il partito dei Veri Finlandesi

A gongolare è soprattutto Timo Soini, leader dei Veri Finlandesi che col sorprendente risultato ottenuto alle elezioni di due anni fa costrinse il premier Katainen a un complicato gioco di incastri pur di tenere fuori dal governo proprio lo stesso Soini. Nei giorni scorsi il leader dei Veri Finlandesi ha annunciato che l’anno prossimo non correrà per le elezioni al Parlamento europeo: “Avrei potuto farlo, mi sarebbe stato permesso di farlo” ha detto, “ma preferisco restare in Finlandia, voglio diventare primo ministro”. Difficile che ci riesca al prossimo giro, più probabile che di fronte a un altro buon risultato elettorale il suo partito ottenga un posto nel futuro governo. In fondo è questo il vero obiettivo di Soini.

In Norvegia il clima è più tranquillo ma è una sorta di quiete prima della tempesta. A inizio agosto, infatti, la campagna elettorale entrerà nella sua fase più calda in vista del voto del 9 settembre.

Si va alla pausa estiva con i partiti di centrodestra che bisticciano tra di loro. Il partito Liberale ha attaccato il Partito del Progresso che un paio di mesi fa aveva detto no a un governo formato da Destra, Partito del Progresso, Liberali e Cristiano Democratici: troppi, meglio dar vita a un esecutivo che tenga dentro i primi due lasciando fuori i piccoli partiti.

Una strategia che non piace per niente ai Liberali, convinti che si tratti di una pessima mossa che riconsegnerebbe la Norvegia alla coalizione di centrosinistra guidata dai laburisti, oggi molto indietro nei sondaggi. A due mesi dal voto, gli equilibri all’interno del centrodestra sono ancora tutti da definire. E chissà che questo non finisca per favorire il centrosinistra.

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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