Grazia a Berlusconi? Sarebbe inutile

Pubblicato il 3 Agosto 2013 alle 12:40 Autore: Gabriele Maestri

Si potrebbe poi discutere sulla nozione di «altri effetti penali della condanna». La legge non li definisce, ma per la dottrina e la maggior parte della giurisprudenza di cassazione sono conseguenze che derivano automaticamente per legge da una sentenza di condanna.

In questo, rientrerebbero anche – come ha sostenuto l’ex presidente della Corte costituzionale Valerio Onida su Repubblica – le disposizioni della legge n. 190/2012 (cd. legge Severino). L’art. 63 conteneva la delega al Governo perché inserisse in un decreto legislativo il divieto temporaneo di candidarsi al Parlamento per chi, tra l’altro, sia stato condannato a più di due anni di reclusione per un delitto punibile con una pena superiore a tre anni.

Il decreto legislativo n. 235/2012 riporta la norma che ci interessa all’art. 1, comma 1, lettera c (qui il massimo della pena prevista non dev’essere inferiore a quattro anni, ma non cambia nulla).

Questo effetto penale non potrebbe comunque essere escluso da un decreto di grazia (il codice non prevede alcuna eccezione), dunque non sarebbe una soluzione per far candidare di nuovo Berlusconi.

La giunta per le elezioni e autorizzazioni del Senato, in questo caso, dovrebbe solo prendere atto della causa di incandidabilità e dichiarare la decadenza dal mandato parlamentare.

Da ultimo, c’è il problema sollevato dal Quirinale, ossia chi può sottoscrivere la domanda di grazia da presentare al titolare del Ministero della giustizia. L’art. 681 del codice di procedura penale indica, oltre al condannato stesso, i suoi prossimi congiunti, il convivente, nonché il suo avvocato o procuratore legale (escludendo i casi del tutore o del curatore, che qui non interessano).

Nel caso, dunque, potrebbero presentare la domanda Berlusconi, i suoi figli, il fratello Paolo, l’eventuale convivente, gli avvocati Ghedini e Coppi, ma certamente non Brunetta, che non riveste alcuna delle qualifiche appena viste (Schifani è avvocato, ma non risulta avere un mandato di Berlusconi). Nelle prossime ore si vedranno le mosse studiate dall’entourage del fondatore del Pdl: di certo, la strada per vedere di nuovo Silvio Berlusconi tra i candidati alle elezioni politiche è decisamente in salita.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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