Nuova battaglia politica Berlusconi ed il dietrofront strategico
Provocare il Quirinale in tal senso paralizzando l’attività di Governo comporta quindi per il PdL il serio rischio di ritrovarsi al Quirinale inquilini meno accondiscendenti e trattabili, ovviamente divisioni interne del PD permettendo.
Nemmeno le elezioni anticipate, tuttavia, riuscirebbero a risolvere il problema dell’agibilità politica di Berlusconi, né consentirebbero al PdL – salvo risultati eclatanti e al momento non prevedibili – di riformare l’ordinamento dello Stato in tal senso.
Se si tornasse immediatamente al voto, infatti, Berlusconi non sarebbe candidabile in Parlamento e nemmeno proponibile come Presidente del Consiglio nel caso il PdL arrivasse ad essere partito di maggioranza.
Al netto dell’interdizione ancora da stabilire e degli ulteriori processi in essere, per consentire a Berlusconi di sedere in Aula occorre modificare la legge esistente. Ma per arrivare a questo risultato non basterebbe al PdL vincere le elezioni: votando con l’attuale legge elettorale il PdL dovrebbe letteralmente stravincere per assicurarsi la maggioranza assoluta dei seggi al Senato, e in un’ottica tripolare è evidente quanto questo obiettivo sia di difficile realizzazione.
Paradossalmente, ciò che ora conviene di più al PdL è puntare su una modifica della legge elettorale che favorisca la governabilità e renda più facile il conseguimento di una maggioranza stabile anche in un sistema a tre poli come quello italiano attuale, per poi sparigliare le carte, portare il Paese al voto e cercare di vincere per arrivare ad una riforma della giustizia di portata così radicale da annullare gli effetti di una sentenza già passata in giudicato.
I toni di pacificazione lanciati da Berlusconi sono con ogni probabilità la prima mossa tattica di questa nuova battaglia politica.