Boldrini-M5S scaramuccia di mezza estate

Pubblicato il 20 Agosto 2013 alle 15:04 Autore: Gabriele Maestri
laura boldrini

Alla fine la “microseduta” della Camera, presieduta da Laura Boldrini, c’è stata, iniziata alle ore 13.10 circa. Non è durata due minuti, come temevano gli esponenti del MoVimento 5 Stelle, ma circa due ore, anche se il tempo è stato dato soprattutto dagli interventi dei gruppi.

In aula di deputati ce ne sono 104 (23 di loro sono del gruppo legato a Beppe Grillo, per il governo è presente il ministro per i rapporti col Parlamento Dario Franceschini (“Sono contento di vederla qui anche quando non c’è alcuna questione di fiducia in vista” è il commento di alcuni esponenti del M5S).

La seduta è stata convocata ai sensi dell’articolo 77 della Costituzione e dell’articolo 96-bis del regolamento della Camera: “La mia comunicazione all’Assemblea – ha precisato la presidente della Camera – è pertanto un adempimento espressamente dettato dalla Costituzione, anzi, un vero e proprio obbligo istituzionale, che si svolge secondo i principi stabiliti dall’ordinamento. Toccherà alle commissioni svolgere l’esame in sede referente secondo i tempi previsti dal Regolamento”.

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Subito dopo è arrivato l’intervento diretto nei confronti dei deputati a 5 Stelle: “Ho voluto fare queste precisazioni con riferimento a talune recenti prese di posizione e polemiche del tutto artificiose in ordine alla convocazione odierna che non dà luogo pertanto ad alcuna forzatura né può prestarsi a qualsivoglia strumentalizzazione”. A questo proposito, la Boldrini cita vari precedenti, ritenendo che le polemiche siano state “del tutto inutili e pretestuose e non fanno che nuocere all’Istituzione di cui tutti facciamo parte e che rappresenta la più alta istanza democratica del Paese“.

Negli interventi successivi tiene il punto Walter Rizzetto (M5S) che lamenta la presentazione dell’ennesimo decreto legge, tra l’altro omnibus: “Cosa ci fanno all’interno del decreto del femminicidio disposizioni sul furto di rame?”; ma anche frodi informatiche e sviluppo dei paesi africani, come sottolinea il collega Carlo Sibilia, prima che il collega Roberto Fico dettagli l’elenco delle rubriche degli articoli del decreto.

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L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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