Boldrini-M5S scaramuccia di mezza estate

Pubblicato il 20 Agosto 2013 alle 15:04 Autore: Gabriele Maestri
laura boldrini

Queste osservazioni, però, non spostano l’obiettivo dal problema della “microseduta”. “La seduta di oggi, a un conto spannometrico costa 150mila euro – segnala Rizzetto -. Avremmo preferito che quei soldi fossero dati ai centri di violenza”.

Le ultime parole fanno immediatamente scattare la Boldrini: “Lei ha capito che è un obbligo costituzionale essere qui? Non parli di sprechi, questo è un esercizio democratico“.

A ribattere provvede la deputata 5 Stelle Giulia Sarti “Qui non è in ballo la legittimità di un atto dovuto, ma la percezione che si vuole dare ai cittadini, si vuol far credere che le camere siano chiamate a lavorare il 20 di agosto mentre non sta avvenendo”. Metà del governo è impegnato al Meeting, il regno delle grande intese e la passerella delle forze politiche, magari proprio in questa settimana troveranno una soluzione contro l’inevitabile decadenza dei lavori”.

Giulia Sarti

Interventi sulla questione si susseguono, soprattutto tra il gruppo legato a Beppe Grillo e la presidenza: i deputati stellati lamentano una comunicazione distorta dell’attività parlamentare, la Boldrini ripete di continuo che la convocazione era un atto dovuto. A ben guardare, un dialogo tra persone che fingono di non capirsi.

Non manca lo spazio per una nota di colore: la fornisce il leghista Gianluca Bonanno definisce la Boldrini “Donna Prassede” e si lamenta per il contingentamento dei tempi di parola: “Perché ci dà solo due minuti? Cosa deve fare? Deve andare al mare?” Anche per lui i 150mila euro della seduta odierna sono uno spreco e si litiga persino sulla carta intestata (“Lei ha voluto far stampare i fogli con la dicitura ‘La Presidente’, avesse finito utilizzare la carta del suo predecessore avrebbe fatto una buona azione). “Lo sappiamo, non sa parlare senza insultare” ribatte stancamente la Boldrini (“Non è un’offesa, si legga i Promessi sposi).

Senza chiamare in ballo la letteratura, uno scontruccio più politico si era già avuto nella prima parte, con la deputata Sel Titti Di Salvo che ha accusato i M5S di avere “la responsabilità di non aver fatto nascere un governo”. “Boooh.. troppo sole” rispondono immediatamente dai banchi grillini. “Le ferie non le ho ancora prese, a differenza di altri… Non accetterò provocazioni” puntualizza la Di Salvo, prima di continuare. Da domani, probabilmente, potrà farlo.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
Tutti gli articoli di Gabriele Maestri →