La strategia della mozione

Pubblicato il 2 Maggio 2011 alle 14:03 Autore: Livio Ricciardelli
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La mozione presentata dalla Lega Nord sulla Libia dunque pone dei paletti alla missione, ma in certi casi sfocia nella negazione del diritto internazionale se non nella pura irricevibilità regolamentare: in primo luogo infatti si chiede di non alzare le imposte per finanziare l’inizio delle operazioni militari vere e proprie dell’aeronautica italiana (e fin qui ci siamo); ma poi chiede di fissare una data per la conclusione delle operazioni, chiede di non intraprendere alcuna operazione militare a terra sul suolo libico e chiede la condivisione dei flussi migratori conseguenti al conflitto libico e alle minacce del Colonnello contro l’Italia.

La mozione non considera, o almeno finge di non considerare, alcuni aspetti che a tratti rendono questa mozione se non inutile un vero mostro giuridico: in primo luogo emerge il tema della fissazione della data di scadenza. Una richiesta di questo tipo è del tutto inesistente nel diritto internazionale, non è prevista dall’Onu e soprattutto è contraria a qualsiasi altra logica in quanto è del tutto imprevedibile lo scenario da qui ai prossimi mesi (teoricamente potrebbe anzi porsi il problema opposto: un maggior impegno italiano). Per non parlare poi della condizione leghista secondo cui l’Italia non dovrà partecipare a operazioni sul suolo libico. È lapalissiano, perché lo sbarco sul suolo libico di truppe straniere è espressamente non previsto dalla risoluzione 1973 Onu. E nel caso si approvi un’altra risoluzione delle Nazioni Unite che prevede uno strumento di questo tipo bisognerebbe comunque ritornare in Parlamento per un’altra seduta, un’altra discussione e un altro voto su una norma del tutto diversa da quella che ha ottenuto il nullaosta dal Parlamento qualche settimana fa. Infine, il tema della condivisione degli immigrati è comprensibile ma è politicamente l’esatto contrario di ciò che si è deliberato e discusso nel corso del vertice italo-francese di qualche giorno fa a Roma dove si è discusso di temporanei e straordinari stop, per ragioni di sicurezza, al Trattato di Schengen (e domenica la Commissione Europea ha dato un parziale placet a questa proposta politica).

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Ma forse la Lega Nord anche sul tema dell’immigrazione risente della mancata consultazione e collegialità nei confronti di un premier capace di mutare opinione e posizione a seconda dell’interlocutore straniero che si trova davanti. Perché ha scarso potere contrattuale.

Da qui il problema italiano in questa vicenda libica. Che non risiede tanto nell’impegno diretto dei nostri aerei. Ma nell’improvviso ed imprevisto voltafaccia del premier che con la sua impopolarità lo rende succube delle richieste altrui e incapace di dare alla nostra diplomazia una visione autonoma e realmente indipendente.

L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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