Riprende l’attività politica Scandinava tra tasse ed elezioni
Ma nello schieramento rosso-verde le cose non sono messe meglio. Il leader del Partito della Sinistra Socialista Audun Lysbakken rischia ad esempio di perdere il suo seggio parlamentare: i sondaggi svelano infatti che il suo partito rischia un tracollo elettorale. Un sondaggio Ipsos pubblicato dall’Aftenposten mostra plasticamente come sia un problema di leadership: solo il 39 per cento degli elettori norvegesi sa che Audun Lysbakken è a capo del Partito della Sinistra Socialista. Le percentuali degli altri sono nettamente più alte. Il record se lo aggiudica Erna Solberg (93 per cento). Messa maluccio è anche Liv Signe Navarsete (48 per cento), alla guida del Partito di Centro.
Non sono buone notizie per il premier laburista Stoltenberg, considerato che centristi e socialisti di sinistra sono quelli con cui ha governato per otto anni. Ed è un paradosso sul quale Lysbakken e Navarsete dovranno riflettere visto che entrambi, proprio facendo parte dell’esecutivo, hanno potuto contare su una esposizione mediatica notevole.
Lysbakken comunque non vuole né può gettare la spugna. “La situazione è grave” ammette, “un Parlamento senza Sinistra Socialista sarebbe un Parlamento che virerebbe pericolosamente verso destra”. E per impedirlo fa leva sul bagaglio più tradizionale: pacifismo, ambientalismo, eguaglianza. Senza un vero colpo di coda, però, potrebbero essere sforzi vani.
Anche in Svezia sono in corso grandi manovre in vista del voto dell’anno prossimo. Stando ai sondaggi, i tre partiti di centrosinistra oggi all’opposizione hanno un vantaggio di una decina di punti percentuali sui quattro partiti di centrodestra al governo. E così il premier Reinfeldt ha deciso di giocarsi una carta pesante: una sforbiciata fiscale. Il primo ministro ha infatti annunciato un taglio delle tasse sul reddito, il quinto dal 2006, anno in cui il centrodestra ha conquistato la maggioranza.
La coalizione di governo vuole inserire il provvedimento nella prossima finanziaria. In pratica un lavoratore medio dovrebbe ritrovarsi in busta paga una quarantina di euro in più. Basterà? I quotidiani non sembrano pensarla così. A questo punto per Reinfeldt si tratta di indicare una via, fare scelte, proporre soluzioni. Quanto fatto fino a oggi non basta più. La disoccupazione resta un problema centrale: il governo non è ancora riuscito a porvi rimedio ma, scrive l’Aftonbladet, deve almeno dare l’impressione di trattare seriamente il tema.
Ma Reinfeldt deve guardarsi anche in casa. Il partito socialdemocratico potrebbe provare a drenare voti dal Partito di Centro con l’obiettivo di colpire il fianco debole dell’alleanza di centrodestra. A scriverlo è stato il quotidiano Svenska Dagbladet. L’elettorato disorientato del Partito di Centro (alle prese negli ultimi mesi con una leadership debole e una linea politica incerta) potrebbe essere dunque la preda su cui i laburisti hanno messo gli occhi.
Manovra politiche se ne intravedono anche in Danimarca. In un lungo articolo, il quotidiano Jylland-Posten ha provato a spiegare cosa si stia muovendo dentro il partito laburista. Quello che è nato dopo il rimpasto di governo di qualche giorno fa è forse un nocciolo duro sul quale la premier Thorning-Schmidt vuole costruire una stabilità politica e una prospettiva di partito. Al fianco del primo ministro ci sono Bjarne Corydon, Mette Frederiksen e Henrik Sass Larsen: tre persone con incarichi d’altissimo livello, visto che parliamo del ministro delle Finanze, del ministro del Lavoro e del ministro del Commercio e della Crescita. In particolare, scrive lo Jylland-Posten, Mette Frederiksen e Henrik Sass Larsen sembrano aver firmato un armistizio tra di loro, mettendo da parte vecchie ruggini in vista di una futura leadership. Dal voto di novembre in poi (in calendario ci sono le amministrative) si potrà capire qualcosa di più.