Renzi, la Bindi non si accoda a Franceschini

Pubblicato il 4 Settembre 2013 alle 15:01 Autore: Gabriele Maestri

“Renzi ha già vinto per il consenso che riceve dalla nostra gente ma noi non siamo populisti. Gli applausi alle feste non sostituiscono le regole del congresso, i voti veri”. Basta questa frase, detta dopo il suo intervento alla Festa democratica nazionale a Genova, per capire che Rosy Bindi al congresso del Pd non voterà Matteo Renzi.

Durante il dibattito serale l’ex ministro della sanità ha chiarito meglio la sua posizione: “Per Renzi ho fatto molto di più che dichiarare un eventuale sostegno al congresso. Come Voltaire non condivido le sue idee ma sono disposta a combattere perché possa manifestarle“.

Certo, nel combattimento qualche fendente sfugge: “Mi dispiace che stiano togliendo al Congresso la competizione di idee e progetti. Anche Renzi lo fa, lui che ha la predisposizione a non dire quello che vuole perché se lo facesse perderebbe un po’ di consenso”.

Anche per la Bindi, insomma, nelle parole e nel sostegno a Renzi i veri assenti sarebbero i contenuti. Un po’ come aveva detto ancora ieri Pierluigi Bersani, secondo il quale “Chi si candida a segretario deve dire qualcosa di preciso sulla sua idea di partito e quindi anche di sistema politico e di Italia“.

Sull’area di Franceschini che sostiene Renzi, poi, non è tenera nemmeno lei: “Io dico che la classe dirigente del Pd va col vincitore in soccorso di se stessa“. Altro che condivisione di idee, dunque: l’appoggio sarebbe dettato da ben altro, essenzialmente dall’esigenza di non perdere il posto.

Tra gli ex Margherita, peraltro, va registrato anche il “silenzio” su Renzi (che equivale nella sostanza a un “no”) di Franco Marini: probabilmente è ancora scottato dopo il “noi non lo votiamo” pronunciato ad Aprile da Renzi, che ha inevitabilmente contribuito a stroncare le sue speranze di andare al Quirinale.

Franco Marini

Non è affatto improbabile che, alla fine, anche Marini e la Bindi scelgano di convergere su Gianni Cuperlo, su cui è probabile che si concentri anche il gruppo degli ex-bersaniani (anzi, loro quell’ex non lo sentono proprio) che non si è ancora schierato per lui, come invece hanno fatto esponenti come Matteo Orfini. Renzi invece incassa il sostegno di Piero Fassino e, soprattutto, del sindaco di Roma Ignazio Marino: i due antagonisti di Bersani all’ultimo congresso, dunque, hanno scelto Renzi.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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