Quei sostegni ambigui a Matteo Renzi
Poco importa che il rottamatore si sia schierato apertamente contro le correnti. Poco importa che Veltroni e Fioroni siano tra i dinosauri che egli ha apertamente dichiarato di voler portare all’estinzione. Le professioni di sostegno e fedeltà alla nuova stella del partito paiono superare di slancio le passate divisioni, le offese reciproche, anche le differenti posizioni politiche, tema che dovrebbe essere il principale in un congresso e che invece resta ampiamente staccato rispetto a valutazioni di aspetto più tattico volto alla conquista di influenza interna.
In questo gioco di rovesciamento delle parti, ecco che diventa quasi lecito pensare che i veri amici di Renzi siano tra coloro che si professano suoi avversari, Bersani e D’Alema, e che gli appoggi di Franceschini, Veltroni e Fioroni siano invece un modo per bruciare il sindaco di Firenze: non è infatti pensabile che costoro ignorino l’effetto negativo del loro appoggio in termini di consenso popolare alle primarie, né che non vedano di aver messo lo stesso Renzi in una situazione oggettivamente complessa.
Il sindaco di Firenze si trova infatti esposto ad un bivio in cui ogni strada presenta cali di popolarità: un lose-lose in cui si può solo scegliere il male minore. Renzi rinnegherà la sua verve rottamatrice accettando il sostegno ufficiale delle correnti AreaDem e popolare, esponendosi all’attacco di essere ormai assimilato a chi professava di voler combattere? Oppure proseguirà nella sua corsa solitaria contro tutto e tutti, alla conquista del PD contro lo stesso PD, ma esponendosi così all’accusa di essere un semplice distruttore, di rifiutare le offerte di pace e collaborazione e di voler trasformare i Democratici in un partito personale?
Appoggi avvelenati, dunque, ad un Renzi che oggettivamente è preso di mira dal suo stesso partito in maniera del tutto sproporzionata; questo ben al di là delle divergenze politiche con chi si professa più di sinistra, perché è evidente come sia proprio la componente più moderata a lanciare messaggi dal valore ambiguo.
La realtà è che Renzi oggi si trova a di fronte un’agguerrita classe dirigente che combatte per la propria autoconservazione, che è disposta a sacrificare la propria ideologia, le proprie convinzioni e in ultima analisi l’elettorato di cui ha professato di farsi portavoce per sopravvivere un giorno di più.
Ed è proprio per questo che Renzi, che dal rinnovamento ha tratto la propria forza, dovrebbe dare la spallata finale, facendo crollare i potentati di tessere e interessi occulti presenti nel partito, per poi tentare un’opera di ricostruzione, nella quale sarà la dialettica politica e non l’appartenenza ad una corrente a segnare le differenze tra candidati.
La semplice idea della presenza di un Fioroni alle spalle di Renzi toglierebbe al sindaco di Firenze buona parte delle sue ragioni di consenso e appoggio,e ogni giorno che passa senza una presa di posizione netta in tema gli toglie una frazione di credibilità.
Il Congresso PD, dunque, rischia di essere un capitolo, se non completamente aperto, forse un po’ meno chiuso di quanto si potrebbe pensare.