Berlusconi, la stampa estera aspetta il voto: “Giunta ostaggio delle paure di tutti i partiti”

Pubblicato il 18 Settembre 2013 alle 11:15 Autore: Gabriele Maestri

Il vizio più grave, dunque, è voler far dipendere la vita del governo di Enrico Letta dalla decisione della Giunta?

“Senza dubbio, è assurdo che le discussioni tra le forze politiche e al loro interno su questa questione possano avere effetti sulla sopravvivenza del governo”.

Davvero nessuno di voi immaginava che le cose potessero andare così?

“Beh, in realtà non si è stupito più di tanto chi conosce abbastanza bene l’Italia e, in particolare, le pratiche che si sono osservate da quando Silvio Berlusconi è entrato in politica e quando era lui al governo, per cui si può dire che quasi ogni regola sia stata stravolta o addirittura cancellata, a beneficio della propaganda e di altri aspetti che non dovrebbero fare parte di una democrazia. I colleghi che invece sono venuti appositamente dall’estero in questi giorni hanno fatto sicuramente più fatica a capire”.

schifani no a ritorno mattarellum

Se fanno fatica a capire, immagino quanto sia faticoso spiegare la situazione a lettori e telespettatori…

“E’ difficile a tal punto che molti di noi, me compresa, hanno scelto di intervistare singoli esponenti che erano in grado di spiegare con chiarezza anche gli aspetti giuridici della questione. Spiegare con freddezza il fatto che un personaggio politico come Berlusconi non riesca a essere allontanato dalla vita politica nemmeno in seguito a una sentenza definitiva è praticamente impossibile, quando nei nostri paesi c’è chi è costretto a dimettersi per molto meno e non a quasi 77 anni, ma anche a 40 o poco più”.

Quindi non si arriva nemmeno a un procedimento di decadenza come avviene ora?

“No, normalmente si dimettono loro quando emerge un fatto che da noi è ritenuto grave. Prendi il caso di Karl-Theodor zu Guttenberg in Germania: nel 2011 si è scoperto che lui aveva copiato una parte importante della tesi di dottorato e nel giro di una decina di giorni ha lasciato il suo incarico di ministro degli esteri. In genere, tra l’altro, si dimettono per volontà loro perché sanno che, anche se magari non hanno commesso un reato ma semplicemente una scorrettezza, non sarebbero più accettati e i partiti non li candiderebbero più, perché l’opinione pubblica non tollererebbe la loro presenza. E anche questa è una differenza rispetto all’Italia…”

Una ragione in più che rende difficile la spiegazione?

“Esatto. Lunedì sera ho visto dei sondaggi che davano il Pdl comunque in una buona posizione, giusto a due punti dal Pd. Ora, considerando che il Pdl è un partito di Berlusconi e che i dirigenti sono stati tutti scelti da lui, al punto che loro stessi dichiarano tranquillamente in televisione che tutti i livelli alti del partito gli sono riconoscenti perché devono a lui qualcosa, è sorprendente vedere che l’elettorato continui a tollerare questo tipo di partito e questo leader politico, difendendolo ancora, è qualcosa che per noi è totalmente incomprensibile. Non a caso, amici, parenti e colleghi che mi chiamano mi chiedono ‘Com’è possibile che Berlusconi non se ne vada?’

(Per continuare a leggere cliccate su “3”)

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
Tutti gli articoli di Gabriele Maestri →