Forza Italia riparte tra le tensioni

Pubblicato il 25 Settembre 2013 alle 15:47 Autore: Gabriele Maestri
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“Le tue mani unite alle mie / energie per sentirci più grandi”. Recitava così l’inno di Forza Italia, di cui Silvio Berlusconi aveva scritto le parole a tempo debito, giusto vent’anni fa. Risvegliato il partito, però, le energie non sembrano tornate quelle di prima o, per lo meno, servono più a litigare e a scontrarsi per crescere e “sentirsi più grandi” insieme.

Ieri sera, infatti, a Palazzo Grazioli – da sempre centro della Capitale berlusconiana e “depandance” di Palazzo Chigi quando il Cavaliere era al governo – una riunione avrebbe provato a definire gli assetti della nuova vita di Forza Italia, ma varie ore di incontro non avrebbero dato i risultati sperati. Oggi, dunque, va in onda la seconda puntata, iniziata a pranzo sempre a Palazzo Grazioli con la presenza dei coordinatori Denis Verdini e Sandro Bondi, i capigruppo alle Camere (Renato Brunetta e Renato Schifani) ed esponenti di primo piano del Pdl, a partire da Daniela Santanchè.

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Lo scopo è sempre lo stesso: discutere con Berlusconi l’organizzazione della nuova Forza Italia ed il lancio ufficiale del partito, dopo i primi passi compiuti nei giorni scorsi (dal videomessaggio del Cavaliere all’inaugurazione della nuova sede a S. Lorenzo in Lucina); nella stessa occasione si parlerà anche del rapporto con il governo e il resto della maggioranza, ma è probabile che questo non sia il tema principale.

Il punto più delicato, a quanto si apprende, sarebbe la difficoltà di mediare tra un azzeramento totale degli incarichi di partito come desidererebbe Berlusconi (tornando a una struttura simile a quella del 1994) e la necessità organizzativa di individuare comunque un gruppo dirigenziale. Dubbi anche sul ruolo che dovrebbe avere l’attuale (e unico) segretario Pdl Angelino Alfano visto che il suo ruolo è destinato a sparire nell’economia del rinnovato movimento-partito.

alfano berlusconi brunetta

Non ci sarebbe nemmeno accordo su chi dovrebbe eventualmente affiancare Alfano, qualora rimanesse in una posizione di vertice: solo coordinatori e capigruppo, o anche una cerchia ristretta di persone che già hanno un ruolo all’interno del Pdl? Allo studio, infine, c’è anche un’eventuale manifestazione di lancio del partito che si terrebbe sabato, all’auditorium della Conciliazione: a una settimana esatta dall’Assemblea del Pd che non ha deciso le regole congressuali, la sala cambierebbe colore e bandiere. 

Qualcuno, nel frattempo, comincia a dettare ricette e condizioni: “Forza Italia sarà una buona operazione politica se essa significherà ricercare lo spirito, l’entusiasmo, la novità di venti anni fa, per costruire un’Italia diversa, più libera, riformata – nota il vicetesoriere Maurizio Bianconi –. Sarà una pessima operazione se i soliti infaticabili cretini pensassero di ricostituire gli orticelli di venti anni fa, le risse per bande, per le quali il presidente Berlusconi tentò di strangolare quella Forza Italia con i circoli della Libertà, e finalmente riuscì ad ucciderla con il predellino”.

Un avvertimento sonoro, dunque, a chi voglia fare del rinato partito “un salottino privato dove comari in astinenza forzata abbiano a litigarsi l’ultima carica, l’ultimo pettegolezzo, l’ultimo fatuo incensamento del Presidente”. Segno che qualche problema, sotto al tricolore forzista appena rispolverato, c’è già.

Militants hold Forza Italia's flag befor

Nel frattempo, l’agenzia Radiocor ha saputo che Silvio Berlusconi non è più residente in Lombardia, ad Arcore o a Milano, ma a Roma in via del Plebiscito, proprio dove sta Palazzo Grazioli. Per qualcuno questo significa che Berlusconi potrebbe voler scontare la pena proprio lì o, comunque, a Roma, scartando  l’ipotesi dell’affidamento in prova al servizio sociale. Non è detto che sia così e comunque il fondatore di Forza Italia e del Pdl ha tempo fino al 15 ottobre per fare la sua scelta (e, nel caso, indicare un domicilio di riferimento): tempo venti giorni e si saprà come sarà scontata la sua pena detentiva.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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