Le murder ballad di Bruno Vespa

Pubblicato il 31 Ottobre 2011 alle 09:00 Autore: Matteo Patané
bruno vespa

La ricerca del movente del delitto è da sempre stato degli elementi più importanti di un’indagine e di un processo, vista la rilevanza penale riconosciuta alle cause che hanno portato all’atto omicida. Dal punto di vista antropologico la ricerca del movente serve piuttosto a inquadrare l’azione delittuosa in un contesto spiegabile con le consuete regole della convivenza civile, ad applicare il ragionamento dell’assassino in un sistema di valori conoscibile e comprensibile, pure se deviato e non condivisibile. Apprezzabile da questo punto di vista il Darkly Dreaming Dexter di Lindsay e la serie TV che ne è stata derivata.
Eppure la ricerca del movente si è dimostrata spesso incapace di spiegare l’atto dell’omicidio, circoscrivendo l’imprevedibile, l’inconoscibile e sostanzialmente l’inaccettabile per l’uomo cosiddetto civile al concetto di raptus ed analoghi (lettura imprescindibile sul tema sono gli atti del convegno Il raptus, un’assenza che ne nasconde molte altre del 9 giugno 2001). Diventa quindi sempre più rilevante il movente del movente, del corredo genetico, ambientale e comportamentale che ha scatenato le cause non già dell’omicidio, quanto della predisposizione all’omicidio. Una macabra derivazione, di Lombroso, a cui si è arrivati dopo aver constatato l’incapacità, fermandosi al livello precedente, di comprendere i meccanismi secondo cui si muovono le menti criminali e derivante da una ricerca forsennata di sezionare e classificare le sfumature del Male, quasi fosse possibile istituire regole – biologiche o comportamentali – seguendo le quali vivremmo in un mondo perfetto di pace e concordia.

bruno vespa

Se dalla televisione modi meno scientifici e forse più romantici di affrontare l’omicidio e la morte sono ormai scomparsi, se nei libri prevale ormai la corrente mainstream relegando a pochi appassionati – magari di poesia – visioni alternative, la musica continua invece a riproporre, in speciale modo nel genere inestinguibile delle murder ballads, un approccio differente da quello televisivo ma per certi aspetti altrettanto ficcante.
Tutti i grandi della musica cantautorale, ad un certo punto della loro carriera, hanno sentito il bisogno ad un certo punto di confrontarsi con il tema del delitto: Dylan, Hendrix, Gabriel, Young, Springsteen, Cave, Cash, Lanegan sono solo alcuni dei nomi più famosi che hanno legato la loro carriera anche a questi cupi viaggi negli abissi dell’animo umano.
Attraverso la musica, l’umanità ha sempre sentito il bisogno di raccontare la morte, accanto ad altri temi eterni come l’amore o la protesta sociale, ed in particolare la morte violenta. Assassini reali, le cui imprese sono state documentate dalla cronaca del tempo come il killer clown John Wayne Gacy Junior degli anni ’70, indietro fino al taxista Lee Shelton della fine del XIX secolo per risalire ai tempi della Guerra di Secessione con il veterano Thomas Dula, sono diventati protagonisti dapprima di ballate tradizionali e popolari, per poi essere portati all’attenzione del grande pubblico dal crooner di turno.

Proprio in questa tipologia di murder ballad, quelle tratte dai ritagli di cronaca nera, si può affrontare in maniera più completa il paragone con l’approccio televisivo.

He’d kill ten thousand people
With a sleight of his hand
Running far, running fast to the dead
He took off all their clothes for them
He put a cloth on their lips
Quiet hands, quiet kiss on the mouth
1

 

And in my best behavior
I am really just like him
Look beneath the floor boards
For the secrets I have hid
1

 

“God bless your children and I’ll take care of your wife
You stole my John B. now I’m bound to take your life.”
All about that John B. Stetson hat
2

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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